In Italia, il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni è affetto da osteoporosi. Le fratture vertebrali sono le più frequenti.
Cos’è l’osteoporosi e qual è la sua incidenza nella popolazione italiana?
L’osteoporosi è una malattia dello scheletro caratterizzata dalla diminuzione della massa e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, che porta ad un aumento della fragilità scheletrica e al conseguente aumento del rischio di fratture per traumi anche di banale entità.
In Italia, il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni è affetto da osteoporosi e sono numeri in continua crescita, soprattutto in relazione all'aumento dell'aspettativa di vita.
Infatti è stimato che, nel nosto Paese, nei prossimi 20 anni la popolazione con età maggiore di 65 anni aumenterà del 25% circa con un conseguente aumento del numero di persone affette da osteoporosi. Nelle donne, in particolare, il calo degli estrogeni legato alla menopausa comporta una diminuzione della massa ossea che può arrivare fino al 5% all’anno. In tutte le fasi della vita, l’osso va incontro a un processo fisiologico di rimodellamento nel quale tessuto scheletrico vecchio e danneggiato viene rimosso ad opera degli osteoclasti ed osso nuovo viene riformato dagli osteoblasti. Con l’avanzare dell’età, l’attività degli osteoclasti tende ad essere maggiore rispetto a quella degli osteoblasti ed infatti l’invecchiamento si accompagna ad una perdita di massa ossea. L’osteoporosi si sviluppa quando la perdita di massa ossea diventa eccessiva a causa di una persistente e dominante attività di riassorbimento osseo rispetto a quella di neoformazione. Le fratture da fragilità per osteoporosi hanno conseguenze rilevanti, sia in termini di mortalità che di disabilità motoria, con elevati costi sanitari e sociali. La mortalità da frattura del femore è del 5% nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15-35% a un anno. Nel 20% dei casi si ha la perdita definitiva della capacità di camminare autonomamente e solo il 30% dei fratturati torna alle condizioni precedenti la frattura.
Quanto incide un corretto sviluppo osseo nel corso dell’infanzia nello sviluppo dell’osteoporosi?
Lo scheletro si sviluppa rapidamente durante l’infanzia e l’adolescenza, raggiungendo una densità minerale massima intorno ai 20-25 anni di età. È quindi evidente che una crescita ossea non ottimale nelle prime fasi della vita è un fattore significativo che può condizionare la salute, la resistenza dello scheletro assieme alla velocità della perdita di massa ossea che, in condizioni fisiologiche, comincia dopo la menopausa nel sesso femminile e attorno ai 60 anni nell’uomo. La prevenzione primaria, pertanto, deve riguardare già l’infanzia e l’adolescenza, quando viene raggiunto il picco di massa ossea ed è costituito il patrimonio di tessuto osseo, che verrà speso successivamente. Le caratteristiche genetiche individuali e la familiarità per l’osteoporosi sono importanti, ma lo sono altrettanto i fattori ambientali, che sono modificabili. Per proteggere la salute dell’osso è necessario avere un’alimentazione equilibrata con un corretto apporto di calcio e vitamina D e uno stile di vita sano e attivo.
La pandemia Covid come ha inciso in questi due anni sui pazienti affetti da osteoporosi?
La pandemia da Covid 19 ha sicuramente inciso negativamente sui pazienti affetti da osteoporosi sia per una riduzione dell’attività fisica svolta in questi ultimi due anni che per la per la riduzione delle visite ambulatoriali e degli esami strumentali effettuati per la diagnosi. L’attività fisica risulta infatti essere di fondamentale importanza nella popolazione in generale ma ancora di più per gli anziani per mantenere un buon trofismo muscolare e scheletrico. Molti pazienti in trattamento farmacologico per la fragilità dell’osso hanno inoltre sospeso le terapie per paura di recarsi negli ambulatori medici per i controlli periodici e per i rinnovi dei piani terapeutici previsti per la terapia delle forme più severe di osteoporosi.
Quali sono le principali cause scatenanti dell'osteoporosi?
Quali i fattori a cui è importante prestare attenzione nella vita di tutti i giorni?
Nelle donne per 85% dei casi l’osteoporosi è correlata alla menopausa e alla conseguente repentina perdita di estrogeni che porta ad una progressiva e rapida perdita di massa ossea.
Nell’uomo invece spesso l’osteoporosi è legata all’invecchiamento oppure riconosce delle cause secondarie quali l’abuso di alcool o patologie endocrinologiche e immnuonologiche che influenzano negativamente la salute dell’osso. Anche molti farmaci possono determinare un peggioramento della salute dell’osso e la comparsa di osteoporosi, tra questi quelli maggiormente utilizzati sono i glucocorticoidi e le terapie ormonali utilizzate per il trattamento del tumore della mammella e della prostata.
L’osteoporosi è una malattia silente che spesso non viene diagnosticata e l’esordio dei sintomi corrisponde alla comparsa di una frattura da fragilità. Un forte dolore alla colonna può rappresentare un campanello d’allarme in quanto potrebbe essere un segnale di una frattura da fragilità di una vertebra. Molte dorsalgie o lombalgie possono essere segnale di una frattura spontanea dovuta all’indebolimento dello scheletro e pertanto non devono essere sottovalutate. Altri segnali che potrebbero far pensare alla presenza di fratture da fragilità a livello vertebrale sono la riduzione di statura e la progressiva cifotizzazione della colonna dorsale.
Le ossa della colonna vertebrale sono tra le più interessate da osteoporosi:
quali sono le cure ad oggi più efficaci?
Le fratture vertebrali sono sicuramente le fratture da fragilità più frequenti. Si stima che ogni anno nella popolazione italiana con più di 45 anni si verifichino circa 150.000 nuovi casi di fratture vertebrali. Questo dato è tuttavia sottostimato perché molte fratture non vengono diagnosticate e il dato reale potrebbe essere 2-3 volte superiore.
Il trattamento di prima scelta è quello conservativo con riposo e utilizzo di bustini ortopedici. In alcuni casi è possibile trattare le fratture vertebrali attraverso tecniche di chirurgia vertebrale mininvasiva come vertebro plastica e cifoplastica. In ogni caso in presenza di una frattura vertebrale è importante iniziare anche una terapia farmacologica finalizzata alla riduzione del rischio fratturativo. Dopo una prima frattura da fragilità il rischio di nuovi eventi fratturativi aumenta e rimane alto specialmente nei primi due anni.
I tutori ortopedici in che modo possono essere di sostegno?
In presenza di una frattura vertebrale i busti ortopedici rigidi hanno la finalità di scaricare le vertebre dorso-lombari dal peso riducendo così la sintomatologia dolorosa.
Il busto in iperestensione a tre punti evita che il paziente possa flettere la colonna e riduce il rischio di aumentare la deformità a cuneo anteriore della vertebra fratturata per progressione del collasso delle trabecole ossee. Questo presidio non è sempre facilmente tollerato e presenta dei limiti operativi legati al livello della vertebra interessata dalla frattura. Fortunatamente l’evoluzione del design dei corsetti vertebrali ha prodotto altre soluzioni versatili ed adattabili alle diverse peculiarità cliniche dei pazienti.
La durata del trattamento con il corsetto è in media di 2-3 mesi ed in questo periodo il busto deve essere sempre indossato, tranne quando si è distesi e la colonna vertebrale è in scarico. Al trattamento conservativo con busto bisogna associare la fisioterapia che serve a recuperare il tono muscolare e a controllare la postura del rachide.
Recentemente FGP ha lanciato la quinta generazione del tutore Spinomed®:
qual è la sua opinione in merito?
Il tutore FGP Spinomed® è una ortesi per lo scarico attivo e la correzione del rachide lombare e toracico sul piano sagittale studiato per il paziente con fratture da fragilità vertebrali. Presenta una barra posteriore in alluminio modellabile, due tiranti ascellari e due laterali personalizzabili. Da diversi anni lo utilizzo e lo prescrivo per il trattamento del paziente con fratture vertebrali da osteoporosi e ho sempre trovato una buona risposta in termini di comfort ed efficacia. Nell’ultima versione sono state introdotte alcune modifiche tra cui due comodi tiranti regolabili che si agganciano alle fibbie anteriori per assicurare un richiamo alle spalle più agevole, più efficace e modulabile. Inoltre la fascia elastica lombare di nuovo disegno agevola i movimenti laterali. Con queste modifiche si è corretto il rischio di risalita del busto che si aveva nei modelli precedenti. Il comfort e il design del busto garantiscono una tollerabilità molto buona da parte del paziente, anche in presenza di cifosi accentuate. Ritengo che nella prescrizione di un busto per una frattura vertebrale l’aderenza del paziente all’utilizzo prescritto sia molto importante. Se il busto non viene accettato perché eccessivamente scomodo, in genere i pazienti rimuovono il corsetto e la frattura di fatto rimane non trattata.
Siamo il primo Paese in Europa ad aver approvato un piano specifico a partire dallo studio dell’influenza delle differenze biologiche, socio-economiche e culturali sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. In ambito ortopedico la SIOT quest’anno ha istituito la Commissione Pari Opportunità e Medicina di Genere. Sul fronte salute: le donne vivono di più ma si ammalano più degli uomini.
LEGGI TUTTO >In Italia, il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni è affetto da osteoporosi. Le fratture vertebrali sono le più frequenti.
Cos’è l’osteoporosi e qual è la sua incidenza nella popolazione italiana?
L’osteoporosi è una malattia dello scheletro caratterizzata dalla diminuzione della massa e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, che porta ad un aumento della fragilità scheletrica e al conseguente aumento del rischio di fratture per traumi anche di banale entità.
In Italia, il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni è affetto da osteoporosi e sono numeri in continua crescita, soprattutto in relazione all'aumento dell'aspettativa di vita. Infatti è stimato che, nel nosto Paese, nei prossimi 20 anni la popolazione con età maggiore di 65 anni aumenterà del 25% circa con un conseguente aumento del numero di persone affette da osteoporosi. Nelle donne, in particolare, il calo degli estrogeni legato alla menopausa comporta una diminuzione della massa ossea che può arrivare fino al 5% all’anno. In tutte le fasi della vita, l’osso va incontro a un processo fisiologico di rimodellamento nel quale tessuto scheletrico vecchio e danneggiato viene rimosso ad opera degli osteoclasti ed osso nuovo viene riformato dagli osteoblasti. Con l’avanzare dell’età, l’attività degli osteoclasti tende ad essere maggiore rispetto a quella degli osteoblasti ed infatti l’invecchiamento si accompagna ad una perdita di massa ossea. L’osteoporosi si sviluppa quando la perdita di massa ossea diventa eccessiva a causa di una persistente e dominante attività di riassorbimento osseo rispetto a quella di neoformazione. Le fratture da fragilità per osteoporosi hanno conseguenze rilevanti, sia in termini di mortalità che di disabilità motoria, con elevati costi sanitari e sociali. La mortalità da frattura del femore è del 5% nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15-35% a un anno. Nel 20% dei casi si ha la perdita definitiva della capacità di camminare autonomamente e solo il 30% dei fratturati torna alle condizioni precedenti la frattura.
Quanto incide un corretto sviluppo osseo nel corso dell’infanzia nello sviluppo dell’osteoporosi?
Lo scheletro si sviluppa rapidamente durante l’infanzia e l’adolescenza, raggiungendo una densità minerale massima intorno ai 20-25 anni di età. È quindi evidente che una crescita ossea non ottimale nelle prime fasi della vita è un fattore significativo che può condizionare la salute, la resistenza dello scheletro assieme alla velocità della perdita di massa ossea che, in condizioni fisiologiche, comincia dopo la menopausa nel sesso femminile e attorno ai 60 anni nell’uomo. La prevenzione primaria, pertanto, deve riguardare già l’infanzia e l’adolescenza, quando viene raggiunto il picco di massa ossea ed è costituito il patrimonio di tessuto osseo, che verrà speso successivamente. Le caratteristiche genetiche individuali e la familiarità per l’osteoporosi sono importanti, ma lo sono altrettanto i fattori ambientali, che sono modificabili. Per proteggere la salute dell’osso è necessario avere un’alimentazione equilibrata con un corretto apporto di calcio e vitamina D e uno stile di vita sano e attivo.
La pandemia Covid come ha inciso in questi due anni sui pazienti affetti da osteoporosi?
La pandemia da Covid 19 ha sicuramente inciso negativamente sui pazienti affetti da osteoporosi sia per una riduzione dell’attività fisica svolta in questi ultimi due anni che per la per la riduzione delle visite ambulatoriali e degli esami strumentali effettuati per la diagnosi. L’attività fisica risulta infatti essere di fondamentale importanza nella popolazione in generale ma ancora di più per gli anziani per mantenere un buon trofismo muscolare e scheletrico. Molti pazienti in trattamento farmacologico per la fragilità dell’osso hanno inoltre sospeso le terapie per paura di recarsi negli ambulatori medici per i controlli periodici e per i rinnovi dei piani terapeutici previsti per la terapia delle forme più severe di osteoporosi.
Quali sono le principali cause scatenanti dell'osteoporosi?
Quali i fattori a cui è importante prestare attenzione nella vita di tutti i giorni?
Nelle donne per 85% dei casi l’osteoporosi è correlata alla menopausa e alla conseguente repentina perdita di estrogeni che porta ad una progressiva e rapida perdita di massa ossea.
Nell’uomo invece spesso l’osteoporosi è legata all’invecchiamento oppure riconosce delle cause secondarie quali l’abuso di alcool o patologie endocrinologiche e immnuonologiche che influenzano negativamente la salute dell’osso. Anche molti farmaci possono determinare un peggioramento della salute dell’osso e la comparsa di osteoporosi, tra questi quelli maggiormente utilizzati sono i glucocorticoidi e le terapie ormonali utilizzate per il trattamento del tumore della mammella e della prostata.
L’osteoporosi è una malattia silente che spesso non viene diagnosticata e l’esordio dei sintomi corrisponde alla comparsa di una frattura da fragilità. Un forte dolore alla colonna può rappresentare un campanello d’allarme in quanto potrebbe essere un segnale di una frattura da fragilità di una vertebra. Molte dorsalgie o lombalgie possono essere segnale di una frattura spontanea dovuta all’indebolimento dello scheletro e pertanto non devono essere sottovalutate. Altri segnali che potrebbero far pensare alla presenza di fratture da fragilità a livello vertebrale sono la riduzione di statura e la progressiva cifotizzazione della colonna dorsale.
Le ossa della colonna vertebrale sono tra le più interessate da osteoporosi:
quali sono le cure ad oggi più efficaci?
Le fratture vertebrali sono sicuramente le fratture da fragilità più frequenti. Si stima che ogni anno nella popolazione italiana con più di 45 anni si verifichino circa 150.000 nuovi casi di fratture vertebrali. Questo dato è tuttavia sottostimato perché molte fratture non vengono diagnosticate e il dato reale potrebbe essere 2-3 volte superiore.
Il trattamento di prima scelta è quello conservativo con riposo e utilizzo di bustini ortopedici. In alcuni casi è possibile trattare le fratture vertebrali attraverso tecniche di chirurgia vertebrale mininvasiva come vertebro plastica e cifoplastica. In ogni caso in presenza di una frattura vertebrale è importante iniziare anche una terapia farmacologica finalizzata alla riduzione del rischio fratturativo. Dopo una prima frattura da fragilità il rischio di nuovi eventi fratturativi aumenta e rimane alto specialmente nei primi due anni.
I tutori ortopedici in che modo possono essere di sostegno?
In presenza di una frattura vertebrale i busti ortopedici rigidi hanno la finalità di scaricare le vertebre dorso-lombari dal peso riducendo così la sintomatologia dolorosa. Il busto in iperestensione a tre punti evita che il paziente possa flettere la colonna e riduce il rischio di aumentare la deformità a cuneo anteriore della vertebra fratturata per progressione del collasso delle trabecole ossee. Questo presidio non è sempre facilmente tollerato e presenta dei limiti operativi legati al livello della vertebra interessata dalla frattura. Fortunatamente l’evoluzione del design dei corsetti vertebrali ha prodotto altre soluzioni versatili ed adattabili alle diverse peculiarità cliniche dei pazienti.
La durata del trattamento con il corsetto è in media di 2-3 mesi ed in questo periodo il busto deve essere sempre indossato, tranne quando si è distesi e la colonna vertebrale è in scarico. Al trattamento conservativo con busto bisogna associare la fisioterapia che serve a recuperare il tono muscolare e a controllare la postura del rachide.
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qual è la sua opinione in merito?
Il tutore FGP Spinomed® è una ortesi per lo scarico attivo e la correzione del rachide lombare e toracico sul piano sagittale studiato per il paziente con fratture da fragilità vertebrali. Presenta una barra posteriore in alluminio modellabile, due tiranti ascellari e due laterali personalizzabili. Da diversi anni lo utilizzo e lo prescrivo per il trattamento del paziente con fratture vertebrali da osteoporosi e ho sempre trovato una buona risposta in termini di comfort ed efficacia. Nell’ultima versione sono state introdotte alcune modifiche tra cui due comodi tiranti regolabili che si agganciano alle fibbie anteriori per assicurare un richiamo alle spalle più agevole, più efficace e modulabile. Inoltre la fascia elastica lombare di nuovo disegno agevola i movimenti laterali. Con queste modifiche si è corretto il rischio di risalita del busto che si aveva nei modelli precedenti. Il comfort e il design del busto garantiscono una tollerabilità molto buona da parte del paziente, anche in presenza di cifosi accentuate. Ritengo che nella prescrizione di un busto per una frattura vertebrale l’aderenza del paziente all’utilizzo prescritto sia molto importante. Se il busto non viene accettato perché eccessivamente scomodo, in genere i pazienti rimuovono il corsetto e la frattura di fatto rimane non trattata.
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