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NUMERO 12
LUGLIO 2020

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NUMERO 12
LUGLIO 2020

INTERVISTA A: DR. MARCO ADAMOLI - OSTEOPATA D.O.
DIRETTORE TECNICO, CENTRO REHAB, VERONA

Accorgimenti per corsa,
trekking e nordic walking

Per non andare incontro a traumi posturali è utile indossare ortesi plantari adeguate.
Ma le distorsioni alla caviglia si evitano anche con esercizi specifici con cavi ed elastici.

dr ermanno trinchese internaDr. Adamoli, c’è spesso la tendenza a pensare che la camminata non comporti, se non in piccola parte, rischi per la salute, ma spesso ginocchia e caviglie sono protagoniste di cadute e distorsioni. Siamo da poco usciti da un periodo di parziale inattività: come fare per rieducare il corpo a muoversi correttamente e senza stress?
Dopo due lunghi mesi di isolamento forzato, il desiderio di tornare a fare attività fisica sta salendo così come la voglia di intensificare il ritmo. Tuttavia, anche se siamo stati attenti all’alimentazione, può essere difficile ripartire da dove ci si era fermati. È quindi importante sapere come rimettersi in gioco. Gli studi di fisiologia dell’esercizio chiariscono come il detraining possa insorgere anche dopo brevi periodi di ridotta attività fisica: l’affaticamento precoce e l’alterata funzione dei muscoli può esporre sia l’atleta che lo sportivo amatoriale al rischio infortunio. Non dobbiamo preoccuparci, il nostro corpo non dimentica le sue passioni. Tuttavia anche le indicazioni fornite dalla Federazione Medico Sportiva Italiana in merito alla ripresa dell’attività fisica considerano il movimento come fosse un farmaco e le raccomandazioni per una corretta somministrazione riguardano pertanto intensità, frequenza e volume. La memoria dei muscoli è sorprendente, con buon senso e senza eccessi torneremo più forti di prima.

Anche la corsa è una forma molto popolare di esercizio, libera e da praticare all’aria aperta e che offre molteplici benefici, ma quali effetti provoca sul nostro organismo dal punto di vista ortopedico?
Effettivamente la corsa è uno degli sport più amati e tra i più efficaci per mantenere in forma il corpo e la mente, ma la tendenza a strafare e l’improvvisazione possono portare a spiacevoli conseguenze dal punto di vista ortopedico. Come terapista mi trovo spesso a curare patologie dolorose, a volte anche molto importanti, in pazienti che hanno cominciato a correre per ritrovare il loro peso forma. Questo tipo di sportivo ha da un lato un peso eccessivo che si scarica sulle articolazioni, dall’altro una struttura muscolare non sufficientemente forte ed elastica da assorbire le sollecitazioni della corsa. Per questo motivo chi si avvicina all’attività sportiva per perdere peso non dovrebbe iniziare dalla corsa, ma scegliere attività “in scarico” per le articolazioni degli arti inferiori come ciclismo e nuoto. L’esperienza clinica quotidiana e l’analisi della letteratura scientifica sull’argomento consentono di affermare che il sovraccarico funzionale è la causa dell’80% degli infortuni del runner, la maggior parte dei quali (40%) sono a carico del ginocchio, seguito caviglia (30%) e piede (20%), in percentuale minore anca e schiena.
Una prima causa sicuramente risiede nell’overtraining, legato ad un brusco incremento dell’intensità o delle distanze senza un adeguato periodo di riposo: la prima vittima di questa condizione è il tendine. Questa struttura ha delle capacità di adattamento, è in grado cioè di modificare la propria composizione tissutale in base allo stimolo ricevuto. Uno stimolo progressivo e dal volume moderato. Nel momento in cui la capacità di adattamento del tendine viene meno, ad esempio a causa di un volume eccessivo di allenamento, sviluppa una reazione infiammatoria che se non controllata può portare a serie conseguenze. Tendinopatia Rotulea, Achillea o della Bandelletta Ileo-tibiale sono condizioni che tutti i runner hanno purtroppo sperimentato almeno una volta e che la fisioterapia ha il compito di risolvere evitando la cronicizzazione.
Oltre al peso e alla debolezza muscolare, gli altri fattori intrinseci che possono predisporre agli infortuni della corsa sono quelli anatomici (piede piatto/ cavo – ginocchio varo/valgo). Da ciò l’importanza di una attenta valutazione biomeccanica della tecnica di corsa e nella scelta dei dispositivi ortesici adeguati (plantari o ginocchiere) che migliorino l’appoggio del piede e la distribuzione delle forze di impatto a terra per ottimizzare il carico sulle strutture articolari.

Dopo i mesi di lockdown, in tanti hanno riscoperto anche il piacere di fare trekking e nordic walking: cosa si rischia nello svolgere queste attività sportive, spesso praticate anche da amatori?
Trekking e nordic walking sono due attività che pur avendo diversi punti in comune devono essere accuratamente distinte per le differenze legate all’impegno muscolare, alla tecnica, alle attrezzature. In generale si può comunque affermare che le patologie maggiormente correlate all’attività escursionistica si verificano a carico della caviglia, del ginocchio e della colonna.
è facile intuire che percorrere sentieri in cui il terreno è spesso instabile (ghiaia, buche, radici), incrementi il rischio di incorrere in un trauma distorsivo della caviglia con un conseguente danno delle strutture capsulo–legamentose.
Affrontare il cammino in discesa impone poi una contrazione muscolare eccentrica ed un aumento della tensione a livello della giunzione miotendinea: per questo motivo, in questa tipologia di sportivi, la tendinopatia rotulea è di frequente riscontro nella pratica clinica. Da ciò l’importanza di affrontare l’attività escursionistica fisicamente preparati e con l’ausilio di bastoncini che riducano l’impatto articolare.
Per finire, una sintomatologia tipica legata trekking è la lombalgia: il rachide lombare è una zona particolarmente sovraccaricata durante le lunghe passeggiate non soltanto per le continue sollecitazioni legate al terreno instabile e alle lunghe discese ma anche per il mantenimento del peso dello zaino e del busto. In linea preventiva si sottolinea l’importanza di un costante lavoro di rinforzo dei “muscoli corsetto”, responsabili di un corretto allineamento del rachide sul piano sagittale.

L’articolazione del ginocchio e della caviglia sono tra le più sollecitate, come fare per prevenire eventuali infortuni? Ci sono tecniche o esercizi che possono contribuire a ridurre il rischio? Quali sono le principali terapie di recupero?
La fisioterapia moderna non si deve concentrare soltanto sulla più efficace gestione del post trauma, ma deve identificare e correggere quelli che sono i più importanti fattori di rischio modificabili responsabili delle più frequenti patologie: in altre parole, l’obiettivo è prevenire il meccanismo traumatico. Nello sport e nell’attività fisica in generale, il ginocchio è una delle articolazioni più sottoposte a stress: il rischio di infortuni pertanto colpisce tutti, dilettanti e professionisti. Tra gli infortuni più comuni troviamo le lesioni legamentose e le sindromi dolorose anteriori. Rispetto alla prevenzione della lesione del Legamento Crociato Anteriore, ad esempio, la letteratura sottolinea l’importanza della meccanica di atterraggio da un salto, della forza muscolare e del controllo posturale. Un incremento della forza dei muscoli glutei associato a esercizi di equilibrio, oltre a migliorare l’allineamento del ginocchio sul piano frontale, determina un aumento della flessione dell’anca e del ginocchio durante l’atterraggio dal salto diminuendo il fenomeno del valgo stress che è alla base del meccanismo lesivo. Per quanto concerne invece le sindromi dolorose di natura femoro-rotulea, sempre più importanza attribuiamo ai vizi torsionali dell’arto inferiore e al disequilibrio muscolare: la rotula è un osso che scivola sulla troclea femorale risentendo di ciò che accade a monte e a valle: antiversione femorale e sindromi pronatorie del piede sono quindi responsabili dei disallineamenti che sono alla base della sintomatologia dolorosa. Per questo motivo il rinforzo dei muscoli del core e del gruppo posterolaterale dell’anca e l’utilizzo di ortesi plantari per il controllo della pronazione sono le strategie terapeutiche che ad oggi danno più soddisfazione. Le patologie che più frequentemente coinvolgono la caviglia sono da un lato il trauma distorsivo e dall’altro le patologie tendinee da overuse. Prevenire una distorsione di caviglia significa innanzitutto stimolare il reclutamento delle strutture che la stabilizzano, come i muscoli peronei, attraverso esercizi specifici con cavi ed elastici e grazie all’aiuto dell’elettrostimolazione, migliorare la propriocezione tramite esercitazioni di mantenimento dell’equilibrio su piani instabili e acquisire una buona elasticità del complesso achilleo – plantare attraverso esercizi di stretching.

In che modo e in quali casi i tutori possono svolgere un ruolo chiave?
Al di là del loro ruolo fondamentale di protezione nel post-operatorio, è nella gestione dell’instabilità articolare cronica che i tutori vengono maggiormente in aiuto di paziente e terapista. Ai miei pazienti ricordo sempre come ad ogni evento distorsivo corrisponda un danno nell’ambiente articolare. Per questo motivo, ad esempio, a fronte di una lesione legamentosa del ginocchio, l’esecuzione di attività sportive “a rischio” in cui è richiesta alta funzionalità, come lo sci o il tennis, è consentita dall’utilizzo di un tutore che conferisce non soltanto stabilità all’articolazione ma anche sicurezza al paziente. Ci sono infine alcune particolari situazioni in cui un’ortesi specifica può evitare o almeno posticipare l’intervento di sostituzione articolare. È il caso del ginocchio varo o valgo in cui un tutore dedicato consente di recuperare l’asse meccanico dell’articolazione e quindi di scaricare un comparto in crisi.

Ha avuto modo di testare le ginocchiere Phylo® di FGP e Genumedi® E+Motion, e la cavigliera 8Light di FGP? Che opinione si è fatto di questi ausili?
Lavorare in una grande struttura polispecialistica mi ha fatto toccare con mano quanto importante sia il lavoro in team. Ebbene oggi nella mia squadra non potrei fare a meno della figura del tecnico ortopedico, una figura che mi supporta nella scelta dell’ausilio o dell’ortesi più indicata per il paziente. Nella mia esperienza, della cavigliera 8Light ho apprezzato non soltanto la facilità di essere indossata e di stare nella calzatura, ma anche la leggerezza pur assicurando un’ efficace stabilità articolare. Quando parliamo di una ginocchiera, due sono le necessità mi trovo a richiedere a un tutore: da una parte la più ampia modulabilità possibile di stabilizzazione dei diversi comparti, dall’altra la possibilità di assicurare al paziente vestibilità e comfort: posso affermare con tranquillità che le ginocchiere Phylo® di FGP rispondono efficacemente alle mie esigenze. La patologia femoro – rotulea è spesso di difficile gestione e inquadramento in virtù della molteplicità delle forze che interessano questa articolazione: la stabilizzazione dinamica che fornisce una ginocchiera come Genumedi® E+motion è un valido aiuto sia al trattamento rieducativo motorio che al trattamento infiltrativo.

Accorgimenti per corsa,
trekking e nordic walking

Per non andare incontro a traumi posturali è utile indossare ortesi plantari adeguate.
Ma le distorsioni alla caviglia si evitano anche con esercizi specifici con cavi ed elastici.

dr ermanno trinchese internaDr. Adamoli, c’è spesso la tendenza a pensare che la camminata non comporti, se non in piccola parte, rischi per la salute, ma spesso ginocchia e caviglie sono protagoniste di cadute e distorsioni. Siamo da poco usciti da un periodo di parziale inattività: come fare per rieducare il corpo a muoversi correttamente e senza stress?
Dopo due lunghi mesi di isolamento forzato, il desiderio di tornare a fare attività fisica sta salendo così come la voglia di intensificare il ritmo. Tuttavia, anche se siamo stati attenti all’alimentazione, può essere difficile ripartire da dove ci si era fermati. È quindi importante sapere come rimettersi in gioco. Gli studi di fisiologia dell’esercizio chiariscono come il detraining possa insorgere anche dopo brevi periodi di ridotta attività fisica: l’affaticamento precoce e l’alterata funzione dei muscoli può esporre sia l’atleta che lo sportivo amatoriale al rischio infortunio. Non dobbiamo preoccuparci, il nostro corpo non dimentica le sue passioni. Tuttavia anche le indicazioni fornite dalla Federazione Medico Sportiva Italiana in merito alla ripresa dell’attività fisica considerano il movimento come fosse un farmaco e le raccomandazioni per una corretta somministrazione riguardano pertanto intensità, frequenza e volume. La memoria dei muscoli è sorprendente, con buon senso e senza eccessi torneremo più forti di prima.

Anche la corsa è una forma molto popolare di esercizio, libera e da praticare all’aria aperta e che offre molteplici benefici, ma quali effetti provoca sul nostro organismo dal punto di vista ortopedico?
Effettivamente la corsa è uno degli sport più amati e tra i più efficaci per mantenere in forma il corpo e la mente, ma la tendenza a strafare e l’improvvisazione possono portare a spiacevoli conseguenze dal punto di vista ortopedico. Come terapista mi trovo spesso a curare patologie dolorose, a volte anche molto importanti, in pazienti che hanno cominciato a correre per ritrovare il loro peso forma. Questo tipo di sportivo ha da un lato un peso eccessivo che si scarica sulle articolazioni, dall’altro una struttura muscolare non sufficientemente forte ed elastica da assorbire le sollecitazioni della corsa. Per questo motivo chi si avvicina all’attività sportiva per perdere peso non dovrebbe iniziare dalla corsa, ma scegliere attività “in scarico” per le articolazioni degli arti inferiori come ciclismo e nuoto. L’esperienza clinica quotidiana e l’analisi della letteratura scientifica sull’argomento consentono di affermare che il sovraccarico funzionale è la causa dell’80% degli infortuni del runner, la maggior parte dei quali (40%) sono a carico del ginocchio, seguito caviglia (30%) e piede (20%), in percentuale minore anca e schiena.
Una prima causa sicuramente risiede nell’overtraining, legato ad un brusco incremento dell’intensità o delle distanze senza un adeguato periodo di riposo: la prima vittima di questa condizione è il tendine. Questa struttura ha delle capacità di adattamento, è in grado cioè di modificare la propria composizione tissutale in base allo stimolo ricevuto. Uno stimolo progressivo e dal volume moderato. Nel momento in cui la capacità di adattamento del tendine viene meno, ad esempio a causa di un volume eccessivo di allenamento, sviluppa una reazione infiammatoria che se non controllata può portare a serie conseguenze. Tendinopatia Rotulea, Achillea o della Bandelletta Ileo-tibiale sono condizioni che tutti i runner hanno purtroppo sperimentato almeno una volta e che la fisioterapia ha il compito di risolvere evitando la cronicizzazione.
Oltre al peso e alla debolezza muscolare, gli altri fattori intrinseci che possono predisporre agli infortuni della corsa sono quelli anatomici (piede piatto/ cavo – ginocchio varo/valgo). Da ciò l’importanza di una attenta valutazione biomeccanica della tecnica di corsa e nella scelta dei dispositivi ortesici adeguati (plantari o ginocchiere) che migliorino l’appoggio del piede e la distribuzione delle forze di impatto a terra per ottimizzare il carico sulle strutture articolari.

Dopo i mesi di lockdown, in tanti hanno riscoperto anche il piacere di fare trekking e nordic walking: cosa si rischia nello svolgere queste attività sportive, spesso praticate anche da amatori?
Trekking e nordic walking sono due attività che pur avendo diversi punti in comune devono essere accuratamente distinte per le differenze legate all’impegno muscolare, alla tecnica, alle attrezzature. In generale si può comunque affermare che le patologie maggiormente correlate all’attività escursionistica si verificano a carico della caviglia, del ginocchio e della colonna.
è facile intuire che percorrere sentieri in cui il terreno è spesso instabile (ghiaia, buche, radici), incrementi il rischio di incorrere in un trauma distorsivo della caviglia con un conseguente danno delle strutture capsulo–legamentose.
Affrontare il cammino in discesa impone poi una contrazione muscolare eccentrica ed un aumento della tensione a livello della giunzione miotendinea: per questo motivo, in questa tipologia di sportivi, la tendinopatia rotulea è di frequente riscontro nella pratica clinica. Da ciò l’importanza di affrontare l’attività escursionistica fisicamente preparati e con l’ausilio di bastoncini che riducano l’impatto articolare.
Per finire, una sintomatologia tipica legata trekking è la lombalgia: il rachide lombare è una zona particolarmente sovraccaricata durante le lunghe passeggiate non soltanto per le continue sollecitazioni legate al terreno instabile e alle lunghe discese ma anche per il mantenimento del peso dello zaino e del busto. In linea preventiva si sottolinea l’importanza di un costante lavoro di rinforzo dei “muscoli corsetto”, responsabili di un corretto allineamento del rachide sul piano sagittale.

L’articolazione del ginocchio e della caviglia sono tra le più sollecitate, come fare per prevenire eventuali infortuni? Ci sono tecniche o esercizi che possono contribuire a ridurre il rischio? Quali sono le principali terapie di recupero?
La fisioterapia moderna non si deve concentrare soltanto sulla più efficace gestione del post trauma, ma deve identificare e correggere quelli che sono i più importanti fattori di rischio modificabili responsabili delle più frequenti patologie: in altre parole, l’obiettivo è prevenire il meccanismo traumatico. Nello sport e nell’attività fisica in generale, il ginocchio è una delle articolazioni più sottoposte a stress: il rischio di infortuni pertanto colpisce tutti, dilettanti e professionisti. Tra gli infortuni più comuni troviamo le lesioni legamentose e le sindromi dolorose anteriori. Rispetto alla prevenzione della lesione del Legamento Crociato Anteriore, ad esempio, la letteratura sottolinea l’importanza della meccanica di atterraggio da un salto, della forza muscolare e del controllo posturale. Un incremento della forza dei muscoli glutei associato a esercizi di equilibrio, oltre a migliorare l’allineamento del ginocchio sul piano frontale, determina un aumento della flessione dell’anca e del ginocchio durante l’atterraggio dal salto diminuendo il fenomeno del valgo stress che è alla base del meccanismo lesivo. Per quanto concerne invece le sindromi dolorose di natura femoro-rotulea, sempre più importanza attribuiamo ai vizi torsionali dell’arto inferiore e al disequilibrio muscolare: la rotula è un osso che scivola sulla troclea femorale risentendo di ciò che accade a monte e a valle: antiversione femorale e sindromi pronatorie del piede sono quindi responsabili dei disallineamenti che sono alla base della sintomatologia dolorosa. Per questo motivo il rinforzo dei muscoli del core e del gruppo posterolaterale dell’anca e l’utilizzo di ortesi plantari per il controllo della pronazione sono le strategie terapeutiche che ad oggi danno più soddisfazione. Le patologie che più frequentemente coinvolgono la caviglia sono da un lato il trauma distorsivo e dall’altro le patologie tendinee da overuse. Prevenire una distorsione di caviglia significa innanzitutto stimolare il reclutamento delle strutture che la stabilizzano, come i muscoli peronei, attraverso esercizi specifici con cavi ed elastici e grazie all’aiuto dell’elettrostimolazione, migliorare la propriocezione tramite esercitazioni di mantenimento dell’equilibrio su piani instabili e acquisire una buona elasticità del complesso achilleo – plantare attraverso esercizi di stretching.

In che modo e in quali casi i tutori possono svolgere un ruolo chiave?
Al di là del loro ruolo fondamentale di protezione nel post-operatorio, è nella gestione dell’instabilità articolare cronica che i tutori vengono maggiormente in aiuto di paziente e terapista. Ai miei pazienti ricordo sempre come ad ogni evento distorsivo corrisponda un danno nell’ambiente articolare. Per questo motivo, ad esempio, a fronte di una lesione legamentosa del ginocchio, l’esecuzione di attività sportive “a rischio” in cui è richiesta alta funzionalità, come lo sci o il tennis, è consentita dall’utilizzo di un tutore che conferisce non soltanto stabilità all’articolazione ma anche sicurezza al paziente. Ci sono infine alcune particolari situazioni in cui un’ortesi specifica può evitare o almeno posticipare l’intervento di sostituzione articolare. È il caso del ginocchio varo o valgo in cui un tutore dedicato consente di recuperare l’asse meccanico dell’articolazione e quindi di scaricare un comparto in crisi.

Ha avuto modo di testare le ginocchiere Phylo® di FGP e Genumedi® E+Motion, e la cavigliera 8Light di FGP? Che opinione si è fatto di questi ausili?
Lavorare in una grande struttura polispecialistica mi ha fatto toccare con mano quanto importante sia il lavoro in team. Ebbene oggi nella mia squadra non potrei fare a meno della figura del tecnico ortopedico, una figura che mi supporta nella scelta dell’ausilio o dell’ortesi più indicata per il paziente. Nella mia esperienza, della cavigliera 8Light ho apprezzato non soltanto la facilità di essere indossata e di stare nella calzatura, ma anche la leggerezza pur assicurando un’ efficace stabilità articolare. Quando parliamo di una ginocchiera, due sono le necessità mi trovo a richiedere a un tutore: da una parte la più ampia modulabilità possibile di stabilizzazione dei diversi comparti, dall’altra la possibilità di assicurare al paziente vestibilità e comfort: posso affermare con tranquillità che le ginocchiere Phylo® di FGP rispondono efficacemente alle mie esigenze. La patologia femoro – rotulea è spesso di difficile gestione e inquadramento in virtù della molteplicità delle forze che interessano questa articolazione: la stabilizzazione dinamica che fornisce una ginocchiera come Genumedi® E+motion è un valido aiuto sia al trattamento rieducativo motorio che al trattamento infiltrativo.

Accorgimenti per corsa,
trekking e nordic walking

Per non andare incontro a traumi posturali è utile indossare ortesi plantari adeguate.
Ma le distorsioni alla caviglia si evitano anche con esercizi specifici con cavi ed elastici.

dr ermanno trinchese internaDr. Adamoli, c’è spesso la tendenza a pensare che la camminata non comporti, se non in piccola parte, rischi per la salute, ma spesso ginocchia e caviglie sono protagoniste di cadute e distorsioni. Siamo da poco usciti da un periodo di parziale inattività: come fare per rieducare il corpo a muoversi correttamente e senza stress?
Dopo due lunghi mesi di isolamento forzato, il desiderio di tornare a fare attività fisica sta salendo così come la voglia di intensificare il ritmo. Tuttavia, anche se siamo stati attenti all’alimentazione, può essere difficile ripartire da dove ci si era fermati. È quindi importante sapere come rimettersi in gioco. Gli studi di fisiologia dell’esercizio chiariscono come il detraining possa insorgere anche dopo brevi periodi di ridotta attività fisica: l’affaticamento precoce e l’alterata funzione dei muscoli può esporre sia l’atleta che lo sportivo amatoriale al rischio infortunio. Non dobbiamo preoccuparci, il nostro corpo non dimentica le sue passioni. Tuttavia anche le indicazioni fornite dalla Federazione Medico Sportiva Italiana in merito alla ripresa dell’attività fisica considerano il movimento come fosse un farmaco e le raccomandazioni per una corretta somministrazione riguardano pertanto intensità, frequenza e volume. La memoria dei muscoli è sorprendente, con buon senso e senza eccessi torneremo più forti di prima.

Anche la corsa è una forma molto popolare di esercizio, libera e da praticare all’aria aperta e che offre molteplici benefici, ma quali effetti provoca sul nostro organismo dal punto di vista ortopedico?
Effettivamente la corsa è uno degli sport più amati e tra i più efficaci per mantenere in forma il corpo e la mente, ma la tendenza a strafare e l’improvvisazione possono portare a spiacevoli conseguenze dal punto di vista ortopedico. Come terapista mi trovo spesso a curare patologie dolorose, a volte anche molto importanti, in pazienti che hanno cominciato a correre per ritrovare il loro peso forma. Questo tipo di sportivo ha da un lato un peso eccessivo che si scarica sulle articolazioni, dall’altro una struttura muscolare non sufficientemente forte ed elastica da assorbire le sollecitazioni della corsa. Per questo motivo chi si avvicina all’attività sportiva per perdere peso non dovrebbe iniziare dalla corsa, ma scegliere attività “in scarico” per le articolazioni degli arti inferiori come ciclismo e nuoto. L’esperienza clinica quotidiana e l’analisi della letteratura scientifica sull’argomento consentono di affermare che il sovraccarico funzionale è la causa dell’80% degli infortuni del runner, la maggior parte dei quali (40%) sono a carico del ginocchio, seguito caviglia (30%) e piede (20%), in percentuale minore anca e schiena.
Una prima causa sicuramente risiede nell’overtraining, legato ad un brusco incremento dell’intensità o delle distanze senza un adeguato periodo di riposo: la prima vittima di questa condizione è il tendine. Questa struttura ha delle capacità di adattamento, è in grado cioè di modificare la propria composizione tissutale in base allo stimolo ricevuto. Uno stimolo progressivo e dal volume moderato. Nel momento in cui la capacità di adattamento del tendine viene meno, ad esempio a causa di un volume eccessivo di allenamento, sviluppa una reazione infiammatoria che se non controllata può portare a serie conseguenze. Tendinopatia Rotulea, Achillea o della Bandelletta Ileo-tibiale sono condizioni che tutti i runner hanno purtroppo sperimentato almeno una volta e che la fisioterapia ha il compito di risolvere evitando la cronicizzazione.
Oltre al peso e alla debolezza muscolare, gli altri fattori intrinseci che possono predisporre agli infortuni della corsa sono quelli anatomici (piede piatto/ cavo – ginocchio varo/valgo). Da ciò l’importanza di una attenta valutazione biomeccanica della tecnica di corsa e nella scelta dei dispositivi ortesici adeguati (plantari o ginocchiere) che migliorino l’appoggio del piede e la distribuzione delle forze di impatto a terra per ottimizzare il carico sulle strutture articolari.

Dopo i mesi di lockdown, in tanti hanno riscoperto anche il piacere di fare trekking e nordic walking: cosa si rischia nello svolgere queste attività sportive, spesso praticate anche da amatori?
Trekking e nordic walking sono due attività che pur avendo diversi punti in comune devono essere accuratamente distinte per le differenze legate all’impegno muscolare, alla tecnica, alle attrezzature. In generale si può comunque affermare che le patologie maggiormente correlate all’attività escursionistica si verificano a carico della caviglia, del ginocchio e della colonna.
è facile intuire che percorrere sentieri in cui il terreno è spesso instabile (ghiaia, buche, radici), incrementi il rischio di incorrere in un trauma distorsivo della caviglia con un conseguente danno delle strutture capsulo–legamentose.
Affrontare il cammino in discesa impone poi una contrazione muscolare eccentrica ed un aumento della tensione a livello della giunzione miotendinea: per questo motivo, in questa tipologia di sportivi, la tendinopatia rotulea è di frequente riscontro nella pratica clinica. Da ciò l’importanza di affrontare l’attività escursionistica fisicamente preparati e con l’ausilio di bastoncini che riducano l’impatto articolare.
Per finire, una sintomatologia tipica legata trekking è la lombalgia: il rachide lombare è una zona particolarmente sovraccaricata durante le lunghe passeggiate non soltanto per le continue sollecitazioni legate al terreno instabile e alle lunghe discese ma anche per il mantenimento del peso dello zaino e del busto. In linea preventiva si sottolinea l’importanza di un costante lavoro di rinforzo dei “muscoli corsetto”, responsabili di un corretto allineamento del rachide sul piano sagittale.

L’articolazione del ginocchio e della caviglia sono tra le più sollecitate, come fare per prevenire eventuali infortuni? Ci sono tecniche o esercizi che possono contribuire a ridurre il rischio? Quali sono le principali terapie di recupero?
La fisioterapia moderna non si deve concentrare soltanto sulla più efficace gestione del post trauma, ma deve identificare e correggere quelli che sono i più importanti fattori di rischio modificabili responsabili delle più frequenti patologie: in altre parole, l’obiettivo è prevenire il meccanismo traumatico. Nello sport e nell’attività fisica in generale, il ginocchio è una delle articolazioni più sottoposte a stress: il rischio di infortuni pertanto colpisce tutti, dilettanti e professionisti. Tra gli infortuni più comuni troviamo le lesioni legamentose e le sindromi dolorose anteriori. Rispetto alla prevenzione della lesione del Legamento Crociato Anteriore, ad esempio, la letteratura sottolinea l’importanza della meccanica di atterraggio da un salto, della forza muscolare e del controllo posturale. Un incremento della forza dei muscoli glutei associato a esercizi di equilibrio, oltre a migliorare l’allineamento del ginocchio sul piano frontale, determina un aumento della flessione dell’anca e del ginocchio durante l’atterraggio dal salto diminuendo il fenomeno del valgo stress che è alla base del meccanismo lesivo. Per quanto concerne invece le sindromi dolorose di natura femoro-rotulea, sempre più importanza attribuiamo ai vizi torsionali dell’arto inferiore e al disequilibrio muscolare: la rotula è un osso che scivola sulla troclea femorale risentendo di ciò che accade a monte e a valle: antiversione femorale e sindromi pronatorie del piede sono quindi responsabili dei disallineamenti che sono alla base della sintomatologia dolorosa. Per questo motivo il rinforzo dei muscoli del core e del gruppo posterolaterale dell’anca e l’utilizzo di ortesi plantari per il controllo della pronazione sono le strategie terapeutiche che ad oggi danno più soddisfazione. Le patologie che più frequentemente coinvolgono la caviglia sono da un lato il trauma distorsivo e dall’altro le patologie tendinee da overuse. Prevenire una distorsione di caviglia significa innanzitutto stimolare il reclutamento delle strutture che la stabilizzano, come i muscoli peronei, attraverso esercizi specifici con cavi ed elastici e grazie all’aiuto dell’elettrostimolazione, migliorare la propriocezione tramite esercitazioni di mantenimento dell’equilibrio su piani instabili e acquisire una buona elasticità del complesso achilleo – plantare attraverso esercizi di stretching.

In che modo e in quali casi i tutori possono svolgere un ruolo chiave?
Al di là del loro ruolo fondamentale di protezione nel post-operatorio, è nella gestione dell’instabilità articolare cronica che i tutori vengono maggiormente in aiuto di paziente e terapista. Ai miei pazienti ricordo sempre come ad ogni evento distorsivo corrisponda un danno nell’ambiente articolare. Per questo motivo, ad esempio, a fronte di una lesione legamentosa del ginocchio, l’esecuzione di attività sportive “a rischio” in cui è richiesta alta funzionalità, come lo sci o il tennis, è consentita dall’utilizzo di un tutore che conferisce non soltanto stabilità all’articolazione ma anche sicurezza al paziente. Ci sono infine alcune particolari situazioni in cui un’ortesi specifica può evitare o almeno posticipare l’intervento di sostituzione articolare. È il caso del ginocchio varo o valgo in cui un tutore dedicato consente di recuperare l’asse meccanico dell’articolazione e quindi di scaricare un comparto in crisi.

Ha avuto modo di testare le ginocchiere Phylo® di FGP e Genumedi® E+Motion, e la cavigliera 8Light di FGP? Che opinione si è fatto di questi ausili?
Lavorare in una grande struttura polispecialistica mi ha fatto toccare con mano quanto importante sia il lavoro in team. Ebbene oggi nella mia squadra non potrei fare a meno della figura del tecnico ortopedico, una figura che mi supporta nella scelta dell’ausilio o dell’ortesi più indicata per il paziente. Nella mia esperienza, della cavigliera 8Light ho apprezzato non soltanto la facilità di essere indossata e di stare nella calzatura, ma anche la leggerezza pur assicurando un’ efficace stabilità articolare. Quando parliamo di una ginocchiera, due sono le necessità mi trovo a richiedere a un tutore: da una parte la più ampia modulabilità possibile di stabilizzazione dei diversi comparti, dall’altra la possibilità di assicurare al paziente vestibilità e comfort: posso affermare con tranquillità che le ginocchiere Phylo® di FGP rispondono efficacemente alle mie esigenze. La patologia femoro – rotulea è spesso di difficile gestione e inquadramento in virtù della molteplicità delle forze che interessano questa articolazione: la stabilizzazione dinamica che fornisce una ginocchiera come Genumedi® E+motion è un valido aiuto sia al trattamento rieducativo motorio che al trattamento infiltrativo.