Tra le terapie più praticate, quelle antinfiammatorie. Le ortesi possono essere utilizzate anche in ambito pre-chirurgico per indirizzare lo specialista alla soluzione più indicata per il paziente.
È vero che l’artrosi colpisce soprattutto le donne o si tratta di un luogo comune?
E se sì, da quali fattori dipende?
Alcune forme di artrosi sono più frequenti nelle donne al di sotto dei 60 anni, specialmente quelle che colpiscono le mani. Negli uomini invece la malattia si presenta dopo i 70 anni nella maggior parte dei casi.
Questi dati epidemiologici sono importanti, ma devono sempre essere correlati alle numerose concause che determinano l’insorgere della patologia nel singolo soggetto. Nel caso specifico dell’artrosi del ginocchio, è proprio la valutazione delle concause che indirizza un trattamento “su misura” del paziente.
Quanto incide l’alimentazione sul decorso della malattia?
Non vi sono cibi sconsigliabili per chi è interessato da questa patologia.
Di certo però una cattiva alimentazione con conseguente sovrappeso può portare a un’alterazione dei carichi articolari, aumentando il rischio di degenerazione artrosica.
Una sana alimentazione, per contro, favorisce un miglioramento generale delle funzioni articolari. Tuttavia non esiste una dieta particolare da prescrivere al paziente con artrosi.
Quali accorgimenti preventivi è possibile adottare nella vita di tutti i giorni?
Il movimento articolare attivo favorisce un miglioramento della circolazione dei tessuti peri-articolari e una riduzione della rigidità articolare, alleviando la sintomatologia dolorosa. Non è necessario fare tanto sport, ma è sufficiente adottare uno stile di vita che non sia troppo sedentario. Bastano lunghe passeggiate, ripetute 3 o 4 giorni a settimana, per favorire la riduzione dei sintomi artrosici e migliorare la compliance articolare.
Sono stati individuati approcci innovativi promettenti nel trattamento di questa patologia?
Le possibilità di intervento nel trattamento delle singole situazioni potenzialmente artrogene sono molteplici.
Tra le terapie più praticate ci sono quelle antinfiammatorie, utili nell’attenuare la degenerazione progressiva della malattia.
Una nuova frontiera è rappresentata dalle terapie infiltrative cellulari intrarticolari, che stanno svolgendo un ruolo importante nella modulazione dei processi infiammatori che oggi riusciamo a comprendere sempre meglio.
Tuttavia queste terapie presentano ancora dei limiti. Non bisogna infatti credere che le cellule mesenchimali/staminali possano ricostruire cartilagini, tendini o muscoli: ancora nessuno, purtroppo, è riuscito a dimostrare questo “miracolo” dell’autorigenerazione cellulare.
Esistono poi altri approcci poco invasivi che possono ritardare l’insorgenza dell’artrosi: dalla conservazione dei menischi nel ginocchio con tecniche sempre più sofisticate che permettono la sutura della lesione, ai nuovi tentativi rigenerativi del tessuto meniscale,che già danno ottimi risultati nel medio termine.
L’ultimo arrivato è un sostituto meniscale in policarbonato uretano: dopo 10 anni di studi sperimentali siamo riusciti a portarlo nella pratica clinica con lo scopo di allontanare il ricorso alla chirurgia protesica.
Quando si trova a prescrivere l’utilizzo di un ausilio ortopedico in un paziente affetto da artrosi del ginocchio, che risultati punta a ottenere?
Gli scopi principali degli ausili ortopedici sono la riduzione o modifica del carico e il controllo della mobilità dell’articolazione interessata dalla patologia.
Anche in questo caso, conosciamo bene indicazioni e limiti del loro uso. Possono essere utilizzati anche come approccio pre-chirurgico: nelle deviazioni dell’asse di carico degli arti inferiori (varo o valgo), alcuni specialisti li utilizzano per valutare l’efficacia del trattamento non invasivo.
A seconda del risultato ottenuto, si può decidere se continuare con un trattamento conservativo o se passare alla fase chirurgica. Questo approccio, anche nei casi in cui il trattamento conservativo non dovesse rivelarsi efficace, può guidarci nella scelta del tipo di chirurgia più indicata.
Dalla mia esperienza con il paziente, assolvono egregiamente una doppia funzione.
Consentono un trattamento conservativo efficace e, se indossate con costanza e sul lungo periodo, aiutano a ridurre significativamente il dolore.
Dall’altro sono un ottimo ausilio per il paziente che nutre dubbi o incertezze sull’intervento chirurgico.
Tra le terapie più praticate, quelle antinfiammatorie. Le ortesi possono essere utilizzate anche in ambito pre-chirurgico per indirizzare lo specialista alla soluzione più indicata per il paziente.
È vero che l’artrosi colpisce soprattutto le donne o si tratta di un luogo comune?
E se sì, da quali fattori dipende?
Alcune forme di artrosi sono più frequenti nelle donne al di sotto dei 60 anni, specialmente quelle che colpiscono le mani. Negli uomini invece la malattia si presenta dopo i 70 anni nella maggior parte dei casi.
Questi dati epidemiologici sono importanti, ma devono sempre essere correlati alle numerose concause che determinano l’insorgere della patologia nel singolo soggetto. Nel caso specifico dell’artrosi del ginocchio, è proprio la valutazione delle concause che indirizza un trattamento “su misura” del paziente.
Quanto incide l’alimentazione sul decorso della malattia?
Non vi sono cibi sconsigliabili per chi è interessato da questa patologia.
Di certo però una cattiva alimentazione con conseguente sovrappeso può portare a un’alterazione dei carichi articolari, aumentando il rischio di degenerazione artrosica.
Una sana alimentazione, per contro, favorisce un miglioramento generale delle funzioni articolari. Tuttavia non esiste una dieta particolare da prescrivere al paziente con artrosi.
Quali accorgimenti preventivi è possibile adottare nella vita di tutti i giorni?
Il movimento articolare attivo favorisce un miglioramento della circolazione dei tessuti peri-articolari e una riduzione della rigidità articolare, alleviando la sintomatologia dolorosa. Non è necessario fare tanto sport, ma è sufficiente adottare uno stile di vita che non sia troppo sedentario. Bastano lunghe passeggiate, ripetute 3 o 4 giorni a settimana, per favorire la riduzione dei sintomi artrosici e migliorare la compliance articolare.
Sono stati individuati approcci innovativi promettenti nel trattamento di questa patologia?
Le possibilità di intervento nel trattamento delle singole situazioni potenzialmente artrogene sono molteplici.
Tra le terapie più praticate ci sono quelle antinfiammatorie, utili nell’attenuare la degenerazione progressiva della malattia.
Una nuova frontiera è rappresentata dalle terapie infiltrative cellulari intrarticolari, che stanno svolgendo un ruolo importante nella modulazione dei processi infiammatori che oggi riusciamo a comprendere sempre meglio.
Tuttavia queste terapie presentano ancora dei limiti. Non bisogna infatti credere che le cellule mesenchimali/staminali possano ricostruire cartilagini, tendini o muscoli: ancora nessuno, purtroppo, è riuscito a dimostrare questo “miracolo” dell’autorigenerazione cellulare.
Esistono poi altri approcci poco invasivi che possono ritardare l’insorgenza dell’artrosi: dalla conservazione dei menischi nel ginocchio con tecniche sempre più sofisticate che permettono la sutura della lesione, ai nuovi tentativi rigenerativi del tessuto meniscale,che già danno ottimi risultati nel medio termine.
L’ultimo arrivato è un sostituto meniscale in policarbonato uretano: dopo 10 anni di studi sperimentali siamo riusciti a portarlo nella pratica clinica con lo scopo di allontanare il ricorso alla chirurgia protesica.
Quando si trova a prescrivere l’utilizzo di un ausilio ortopedico in un paziente affetto da artrosi del ginocchio, che risultati punta a ottenere?
Gli scopi principali degli ausili ortopedici sono la riduzione o modifica del carico e il controllo della mobilità dell’articolazione interessata dalla patologia.
Anche in questo caso, conosciamo bene indicazioni e limiti del loro uso. Possono essere utilizzati anche come approccio pre-chirurgico: nelle deviazioni dell’asse di carico degli arti inferiori (varo o valgo), alcuni specialisti li utilizzano per valutare l’efficacia del trattamento non invasivo.
A seconda del risultato ottenuto, si può decidere se continuare con un trattamento conservativo o se passare alla fase chirurgica. Questo approccio, anche nei casi in cui il trattamento conservativo non dovesse rivelarsi efficace, può guidarci nella scelta del tipo di chirurgia più indicata.
Dalla mia esperienza con il paziente, assolvono egregiamente una doppia funzione.
Consentono un trattamento conservativo efficace e, se indossate con costanza e sul lungo periodo, aiutano a ridurre significativamente il dolore.
Dall’altro sono un ottimo ausilio per il paziente che nutre dubbi o incertezze sull’intervento chirurgico.
Tra le terapie più praticate, quelle antinfiammatorie. Le ortesi possono essere utilizzate anche in ambito pre-chirurgico per indirizzare lo specialista alla soluzione più indicata per il paziente.
È vero che l’artrosi colpisce soprattutto le donne o si tratta di un luogo comune?
E se sì, da quali fattori dipende?
Alcune forme di artrosi sono più frequenti nelle donne al di sotto dei 60 anni, specialmente quelle che colpiscono le mani. Negli uomini invece la malattia si presenta dopo i 70 anni nella maggior parte dei casi.
Questi dati epidemiologici sono importanti, ma devono sempre essere correlati alle numerose concause che determinano l’insorgere della patologia nel singolo soggetto. Nel caso specifico dell’artrosi del ginocchio, è proprio la valutazione delle concause che indirizza un trattamento “su misura” del paziente.
Quanto incide l’alimentazione sul decorso della malattia?
Non vi sono cibi sconsigliabili per chi è interessato da questa patologia.
Di certo però una cattiva alimentazione con conseguente sovrappeso può portare a un’alterazione dei carichi articolari, aumentando il rischio di degenerazione artrosica.
Una sana alimentazione, per contro, favorisce un miglioramento generale delle funzioni articolari. Tuttavia non esiste una dieta particolare da prescrivere al paziente con artrosi.
Quali accorgimenti preventivi è possibile adottare nella vita di tutti i giorni?
Il movimento articolare attivo favorisce un miglioramento della circolazione dei tessuti peri-articolari e una riduzione della rigidità articolare, alleviando la sintomatologia dolorosa. Non è necessario fare tanto sport, ma è sufficiente adottare uno stile di vita che non sia troppo sedentario. Bastano lunghe passeggiate, ripetute 3 o 4 giorni a settimana, per favorire la riduzione dei sintomi artrosici e migliorare la compliance articolare.
Sono stati individuati approcci innovativi promettenti nel trattamento di questa patologia?
Le possibilità di intervento nel trattamento delle singole situazioni potenzialmente artrogene sono molteplici.
Tra le terapie più praticate ci sono quelle antinfiammatorie, utili nell’attenuare la degenerazione progressiva della malattia.
Una nuova frontiera è rappresentata dalle terapie infiltrative cellulari intrarticolari, che stanno svolgendo un ruolo importante nella modulazione dei processi infiammatori che oggi riusciamo a comprendere sempre meglio.
Tuttavia queste terapie presentano ancora dei limiti. Non bisogna infatti credere che le cellule mesenchimali/staminali possano ricostruire cartilagini, tendini o muscoli: ancora nessuno, purtroppo, è riuscito a dimostrare questo “miracolo” dell’autorigenerazione cellulare.
Esistono poi altri approcci poco invasivi che possono ritardare l’insorgenza dell’artrosi: dalla conservazione dei menischi nel ginocchio con tecniche sempre più sofisticate che permettono la sutura della lesione, ai nuovi tentativi rigenerativi del tessuto meniscale,che già danno ottimi risultati nel medio termine.
L’ultimo arrivato è un sostituto meniscale in policarbonato uretano: dopo 10 anni di studi sperimentali siamo riusciti a portarlo nella pratica clinica con lo scopo di allontanare il ricorso alla chirurgia protesica.
Quando si trova a prescrivere l’utilizzo di un ausilio ortopedico in un paziente affetto da artrosi del ginocchio, che risultati punta a ottenere?
Gli scopi principali degli ausili ortopedici sono la riduzione o modifica del carico e il controllo della mobilità dell’articolazione interessata dalla patologia.
Anche in questo caso, conosciamo bene indicazioni e limiti del loro uso. Possono essere utilizzati anche come approccio pre-chirurgico: nelle deviazioni dell’asse di carico degli arti inferiori (varo o valgo), alcuni specialisti li utilizzano per valutare l’efficacia del trattamento non invasivo.
A seconda del risultato ottenuto, si può decidere se continuare con un trattamento conservativo o se passare alla fase chirurgica. Questo approccio, anche nei casi in cui il trattamento conservativo non dovesse rivelarsi efficace, può guidarci nella scelta del tipo di chirurgia più indicata.
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Dall’altro sono un ottimo ausilio per il paziente che nutre dubbi o incertezze sull’intervento chirurgico.
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