Specialista in Ortopedia e Traumatologia dello Sport, ha svolto numerose esperienze sul campo con diverse società sportive, culminate nell'avventura Olimpica a Pechino 2008. Insieme a lui abbiamo approfondito il tema della ripresa dell'attività sportiva sulle due ruote.
Dr. Gilardoni, questa ridotta inattività durata mesi quali conseguenze ed effetti fisiologici ha prodotto sul nostro corpo?
Mi permetta il termine: il corpo si arrugginisce e in particolar modo questo avviene per l’apparato muscolo-scheletrico e le articolazioni, soprattutto se l’età è avanzata o se durante il lockdown abbiamo esagerato con la sedentarietà e con l’alimentazione, con conseguente aumento di peso.
Entrando più nel dettaglio di uno sport come il ciclismo, che è tra le attività che è possibile svolgere all’aria aperta: per chi lo pratica da amatore quali accorgimenti è bene adottare? Come consiglierebbe di ripartire per minimizzare eventuali danni o traumi?
Bisogna fare attenzione alla voglia di ripartire in tutta fretta, per tornare subito in forma. Il corpo, i muscoli e le articolazioni vanno riabituati gradualmente all’attività sportiva, sia che si tratti di atleti professionisti o dilettanti o appassionati.
Ci sono esercizi che si sentirebbe di consigliare?
Esercizi aerobici, vale a dire a basso impatto, eseguiti con carichi leggeri e molte ripetute, utilizzando una corretta respirazione per poter ossigenare in modo adeguato i nostri muscoli.
Quali sono i rischi principali in cui si può incorrere? E quali le principali patologie correlate?
I rischi maggiori sono dovuti alla voglia di strafare, che può portare a sovraccarichi articolari e muscolari, con conseguente rischio di lesioni quali versamenti articolari, contratture, stiramenti o addirittura strappi muscolari. Il muscolo si indurisce, si contrae, non risponde più ai comandi, ma il sintomo principale è il dolore. Per evitarli bisogna scaldare il motore prima di farlo andare ai massimi regimi, quindi partire piano, possibilmente con gli esercizi aerobici di cui parlavamo prima, incrementando gradualmente l’intensità dello sforzo.
Sul suo sito ho letto questa frase che mi ha colpito: “Essendo io stesso uno sportivo, la mia mission è quella di permettere ai miei pazienti di continuare a praticare lo sport amato, possibilmente all’infinito…” Qual è il suo approccio?
Bisogna per prima cosa effettuare una diagnosi corretta e valutare la gravità della lesione con un esame strumentale come l’ecografia o la risonanza magnetica nucleare. Una volta stabilita la diagnosi è opportuno affidarsi a un buon centro di fisioterapia che, in collaborazione con lo specialista, stilerà un piano terapeutico e un percorso riabilitativo che porterà alla guarigione in tempi che dipendono dall’entità della lesione iniziale.
Lo specialista deve avere un rapporto olistico, deve capire che quel muscolo lesionato è parte integrante di una persona o di un atleta professionista, amatoriale o appassionato, che ha un’età ben definita, un grado di allenamento specifico e può avere co-morbilità, vale a dire altre patologie o aver subito pregressi interventi o un quadro articolare più o meno compromesso. Come ho scritto nel mio sito, l’obiettivo finale non è vincere le olimpiadi, ma permettere a quel muscolo lesionato, e quindi a quella persona, di poter svolgere lo sport che ama il più a lungo possibile, ma con il giusto equilibrio, per evitare possibili nuovi infortuni.
Parliamo dei tutori e della loro funzione: in quali circostanze le capita di prescriverne? E in quali ne consiglia l’utilizzo?
Gli ausili ortopedici, se usati con accortezza, sono molto utili, soprattutto quando si inizia l’attività, senza pre-riscaldamento, quando le temperature sono basse, ma in particolar modo quando si ricomincia l’attività sportiva dopo un lungo periodo di inattività come questo o dopo un lungo infortunio.
Un commento sulla linea Fullfit® di FGP, qual è la sua opinione in merito?
La trovo estremamente valida per la leggerezza, per la corretta e graduale compressione elastica, per le cuciture piatte che non infastidiscono e infine per l’estetica alla quale il mondo femminile, ma non solo, guarda con attenzione.
Nel ciclismo la polpaccera e il cosciale sono fondamentali, in quanto proteggono e supportano le masse muscolari della gamba e della coscia che sono maggiormente esposte al rischio di infortunio per chi pratica questa attività.
Fare movimento è salutare ma strafare rischia di essere dannoso per il corpo. Gli esperti suggeriscono di riprendere a partire dagli esercizi posturali e dallo stretching.
>Specialista in Ortopedia e Traumatologia dello Sport, ha svolto numerose esperienze sul campo con diverse società sportive, culminate nell'avventura Olimpica a Pechino 2008. Insieme a lui abbiamo approfondito il tema della ripresa dell'attività sportiva sulle due ruote.
Dr. Gilardoni, questa ridotta inattività durata mesi quali conseguenze ed effetti fisiologici ha prodotto sul nostro corpo?
Mi permetta il termine: il corpo si arrugginisce e in particolar modo questo avviene per l’apparato muscolo-scheletrico e le articolazioni, soprattutto se l’età è avanzata o se durante il lockdown abbiamo esagerato con la sedentarietà e con l’alimentazione, con conseguente aumento di peso.
Entrando più nel dettaglio di uno sport come il ciclismo, che è tra le attività che è possibile svolgere all’aria aperta: per chi lo pratica da amatore quali accorgimenti è bene adottare? Come consiglierebbe di ripartire per minimizzare eventuali danni o traumi?
Bisogna fare attenzione alla voglia di ripartire in tutta fretta, per tornare subito in forma. Il corpo, i muscoli e le articolazioni vanno riabituati gradualmente all’attività sportiva, sia che si tratti di atleti professionisti o dilettanti o appassionati.
Ci sono esercizi che si sentirebbe di consigliare?
Esercizi aerobici, vale a dire a basso impatto, eseguiti con carichi leggeri e molte ripetute, utilizzando una corretta respirazione per poter ossigenare in modo adeguato i nostri muscoli.
Quali sono i rischi principali in cui si può incorrere? E quali le principali patologie correlate?
I rischi maggiori sono dovuti alla voglia di strafare, che può portare a sovraccarichi articolari e muscolari, con conseguente rischio di lesioni quali versamenti articolari, contratture, stiramenti o addirittura strappi muscolari. Il muscolo si indurisce, si contrae, non risponde più ai comandi, ma il sintomo principale è il dolore. Per evitarli bisogna scaldare il motore prima di farlo andare ai massimi regimi, quindi partire piano, possibilmente con gli esercizi aerobici di cui parlavamo prima, incrementando gradualmente l’intensità dello sforzo.
Sul suo sito ho letto questa frase che mi ha colpito: “Essendo io stesso uno sportivo, la mia mission è quella di permettere ai miei pazienti di continuare a praticare lo sport amato, possibilmente all’infinito…” Qual è il suo approccio?
Bisogna per prima cosa effettuare una diagnosi corretta e valutare la gravità della lesione con un esame strumentale come l’ecografia o la risonanza magnetica nucleare. Una volta stabilita la diagnosi è opportuno affidarsi a un buon centro di fisioterapia che, in collaborazione con lo specialista, stilerà un piano terapeutico e un percorso riabilitativo che porterà alla guarigione in tempi che dipendono dall’entità della lesione iniziale.
Lo specialista deve avere un rapporto olistico, deve capire che quel muscolo lesionato è parte integrante di una persona o di un atleta professionista, amatoriale o appassionato, che ha un’età ben definita, un grado di allenamento specifico e può avere co-morbilità, vale a dire altre patologie o aver subito pregressi interventi o un quadro articolare più o meno compromesso. Come ho scritto nel mio sito, l’obiettivo finale non è vincere le olimpiadi, ma permettere a quel muscolo lesionato, e quindi a quella persona, di poter svolgere lo sport che ama il più a lungo possibile, ma con il giusto equilibrio, per evitare possibili nuovi infortuni.
Parliamo dei tutori e della loro funzione: in quali circostanze le capita di prescriverne? E in quali ne consiglia l’utilizzo?
Gli ausili ortopedici, se usati con accortezza, sono molto utili, soprattutto quando si inizia l’attività, senza pre-riscaldamento, quando le temperature sono basse, ma in particolar modo quando si ricomincia l’attività sportiva dopo un lungo periodo di inattività come questo o dopo un lungo infortunio.
Un commento sulla linea Fullfit® di FGP, qual è la sua opinione in merito?
La trovo estremamente valida per la leggerezza, per la corretta e graduale compressione elastica, per le cuciture piatte che non infastidiscono e infine per l’estetica alla quale il mondo femminile, ma non solo, guarda con attenzione.
Nel ciclismo la polpaccera e il cosciale sono fondamentali, in quanto proteggono e supportano le masse muscolari della gamba e della coscia che sono maggiormente esposte al rischio di infortunio per chi pratica questa attività.
Fare movimento è salutare ma strafare rischia di essere dannoso per il corpo. Gli esperti suggeriscono di riprendere a partire dagli esercizi posturali e dallo stretching.
>Specialista in Ortopedia e Traumatologia dello Sport, ha svolto numerose esperienze sul campo con diverse società sportive, culminate nell'avventura Olimpica a Pechino 2008. Insieme a lui abbiamo approfondito il tema della ripresa dell'attività sportiva sulle due ruote.
Dr. Gilardoni, questa ridotta inattività durata mesi quali conseguenze ed effetti fisiologici ha prodotto sul nostro corpo?
Mi permetta il termine: il corpo si arrugginisce e in particolar modo questo avviene per l’apparato muscolo-scheletrico e le articolazioni, soprattutto se l’età è avanzata o se durante il lockdown abbiamo esagerato con la sedentarietà e con l’alimentazione, con conseguente aumento di peso.
Entrando più nel dettaglio di uno sport come il ciclismo, che è tra le attività che è possibile svolgere all’aria aperta: per chi lo pratica da amatore quali accorgimenti è bene adottare? Come consiglierebbe di ripartire per minimizzare eventuali danni o traumi?
Bisogna fare attenzione alla voglia di ripartire in tutta fretta, per tornare subito in forma. Il corpo, i muscoli e le articolazioni vanno riabituati gradualmente all’attività sportiva, sia che si tratti di atleti professionisti o dilettanti o appassionati.
Ci sono esercizi che si sentirebbe di consigliare?
Esercizi aerobici, vale a dire a basso impatto, eseguiti con carichi leggeri e molte ripetute, utilizzando una corretta respirazione per poter ossigenare in modo adeguato i nostri muscoli.
Quali sono i rischi principali in cui si può incorrere? E quali le principali patologie correlate?
I rischi maggiori sono dovuti alla voglia di strafare, che può portare a sovraccarichi articolari e muscolari, con conseguente rischio di lesioni quali versamenti articolari, contratture, stiramenti o addirittura strappi muscolari. Il muscolo si indurisce, si contrae, non risponde più ai comandi, ma il sintomo principale è il dolore. Per evitarli bisogna scaldare il motore prima di farlo andare ai massimi regimi, quindi partire piano, possibilmente con gli esercizi aerobici di cui parlavamo prima, incrementando gradualmente l’intensità dello sforzo.
Sul suo sito ho letto questa frase che mi ha colpito: “Essendo io stesso uno sportivo, la mia mission è quella di permettere ai miei pazienti di continuare a praticare lo sport amato, possibilmente all’infinito…” Qual è il suo approccio?
Bisogna per prima cosa effettuare una diagnosi corretta e valutare la gravità della lesione con un esame strumentale come l’ecografia o la risonanza magnetica nucleare. Una volta stabilita la diagnosi è opportuno affidarsi a un buon centro di fisioterapia che, in collaborazione con lo specialista, stilerà un piano terapeutico e un percorso riabilitativo che porterà alla guarigione in tempi che dipendono dall’entità della lesione iniziale.
Lo specialista deve avere un rapporto olistico, deve capire che quel muscolo lesionato è parte integrante di una persona o di un atleta professionista, amatoriale o appassionato, che ha un’età ben definita, un grado di allenamento specifico e può avere co-morbilità, vale a dire altre patologie o aver subito pregressi interventi o un quadro articolare più o meno compromesso. Come ho scritto nel mio sito, l’obiettivo finale non è vincere le olimpiadi, ma permettere a quel muscolo lesionato, e quindi a quella persona, di poter svolgere lo sport che ama il più a lungo possibile, ma con il giusto equilibrio, per evitare possibili nuovi infortuni.
Parliamo dei tutori e della loro funzione: in quali circostanze le capita di prescriverne? E in quali ne consiglia l’utilizzo?
Gli ausili ortopedici, se usati con accortezza, sono molto utili, soprattutto quando si inizia l’attività, senza pre-riscaldamento, quando le temperature sono basse, ma in particolar modo quando si ricomincia l’attività sportiva dopo un lungo periodo di inattività come questo o dopo un lungo infortunio.
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Nel ciclismo la polpaccera e il cosciale sono fondamentali, in quanto proteggono e supportano le masse muscolari della gamba e della coscia che sono maggiormente esposte al rischio di infortunio per chi pratica questa attività.
Fare movimento è salutare ma strafare rischia di essere dannoso per il corpo. Gli esperti suggeriscono di riprendere a partire dagli esercizi posturali e dallo stretching.
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