Le ortesi aiutano a muoversi, riducono il dolore e l'infiammazione. Possono essere utilizzate anche in ambito pre-chirurgico per indirizzare lo specialista alla soluzione più indicata per ciascun paziente.
Si parla spesso dei sintomi del mal di schiena, ma non abbastanza delle patologie più serie a esso collegate, come le lombocruralgie.
Come si manifestano e da cosa sono provocate?
La lombocruralgia è provocata quasi sempre da un’ernia del disco o protrusione del disco che comprime le radici del plesso lombare alto, quindi delle radici di L2 fino a L4.
Provoca un’irritazione del nervo crurale che è formato dall’intricarsi di questa radice al di fuori della schiena e che passa nella fascia anteriore della coscia e provoca dolore, oltre a segni neurologici come l’alterazione della sensibilità e della forza in questa zona della gamba.
In quali circostanze nel trattamento di tali patologie è necessario ricorrere all'intervento chirurgico?
L’intervento chirurgico è assolutamente indicato quando c’è un deficit della funzione neurologica, quando cioè viene a mancare in modo importante o la sensibilità o la forza di alcuni gruppi muscolari, o entrambe le due funzioni.
L’indicazione chirurgica invece rimane relativa se il nervo è funzionante ma c’è un dolore non controllato dalle terapie conservative, quali busti, farmaci, fisioterapia, che non recede nell’arco di 2-4 mesi al massimo.
In questo caso è necessario ricorrere a intervento chirurgico, che può essere di diverso genere in base a gravità di patologia che causa la cruralgia.
Quali sono ad oggi le terapie più innovative nel trattamento di tali patologie?
La novità sta nella possibilità di aggredire la malattia dal punto di vista non chirurgico.
Un trattamento possibile è la terapia farmacologica, che può essere sia intramuscolare che epidurale, cioè somministrata direttamente sul nervo in modo da sfiammarlo in modo più efficace. Anche le ortesi svolgono un ruolo importante, perché mettono a riposo la parte interessata e riducono l’infiammazione del nervo.
A livello chirurgico rimangono le microdiscectomie con microscopio, inoltre si usano oggi anche discectomie video-assistite.
Forse la terapia più innovativa, come approccio, è quella intradiscale, che cioè inietta sostanze come l’ozono per provare a ridurre la protrusione del disco.
Parliamo dei corsetti nel trattamento di queste patologie: quando è opportuno prescriverli?
Il corsetto rimane sempre un caposaldo del trattamento conservativo proprio nella fase più acuta, è dimostrato infatti che il riposo assoluto a letto non solo non serve a nulla ma è controproducente.
Il paziente deve osservare un riposo da attività fisica pesante, dal sollevare pesi, dal camminare troppo a lungo, ma deve muoversi, e in questo movimento deve tenere a riposo il rachide lombare.
Questo è possibile proprio grazie ai corsetti, che io uso da sempre e hanno una funzione fondamentale: nonostante i pazienti continuino a muoversi nello spazio, il loro rachide lombare viene immobilizzato proprio dall’uso di un buon tutore, riducendo sia il dolore che l’infiammazione.
Il corsetto è fondamentale nei primi 30-40 giorni dopo il primo attacco acuto, poi è necessario uno svezzamento graduale con la fisioterapia. è comunque da tenere sempre in casa se dovesse riaffacciarsi qualche recidiva del dolore.
Personalmente uso i prodotti FGP da anni e sono un affezionato della linea Silverfixò, grazie all’ottimo servizio di assistenza e all’attenta accurata conformazione del corsetto.
A mio parere queste ortesi offrono un servizio fondamentale per la sicurezza di noi medici e per quella dei pazienti.
Le patologie dorso-lombari rappresentano oltre un terzo di tutti i disturbi muscoloscheletrici legati al lavoro. La terapia conservativa e la chirurgia possono svolgere un importante ruolo di supporto ma è necessaria la prevenzione.
>Le ortesi aiutano a muoversi, riducono il dolore e l'infiammazione. Possono essere utilizzate anche in ambito pre-chirurgico per indirizzare lo specialista alla soluzione più indicata per ciascun paziente.
Si parla spesso dei sintomi del mal di schiena, ma non abbastanza delle patologie più serie a esso collegate, come le lombocruralgie.
Come si manifestano e da cosa sono provocate?
La lombocruralgia è provocata quasi sempre da un’ernia del disco o protrusione del disco che comprime le radici del plesso lombare alto, quindi delle radici di L2 fino a L4.
Provoca un’irritazione del nervo crurale che è formato dall’intricarsi di questa radice al di fuori della schiena e che passa nella fascia anteriore della coscia e provoca dolore, oltre a segni neurologici come l’alterazione della sensibilità e della forza in questa zona della gamba.
In quali circostanze nel trattamento di tali patologie è necessario ricorrere all'intervento chirurgico?
L’intervento chirurgico è assolutamente indicato quando c’è un deficit della funzione neurologica, quando cioè viene a mancare in modo importante o la sensibilità o la forza di alcuni gruppi muscolari, o entrambe le due funzioni.
L’indicazione chirurgica invece rimane relativa se il nervo è funzionante ma c’è un dolore non controllato dalle terapie conservative, quali busti, farmaci, fisioterapia, che non recede nell’arco di 2-4 mesi al massimo.
In questo caso è necessario ricorrere a intervento chirurgico, che può essere di diverso genere in base a gravità di patologia che causa la cruralgia.
Quali sono ad oggi le terapie più innovative nel trattamento di tali patologie?
La novità sta nella possibilità di aggredire la malattia dal punto di vista non chirurgico.
Un trattamento possibile è la terapia farmacologica, che può essere sia intramuscolare che epidurale, cioè somministrata direttamente sul nervo in modo da sfiammarlo in modo più efficace. Anche le ortesi svolgono un ruolo importante, perché mettono a riposo la parte interessata e riducono l’infiammazione del nervo.
A livello chirurgico rimangono le microdiscectomie con microscopio, inoltre si usano oggi anche discectomie video-assistite.
Forse la terapia più innovativa, come approccio, è quella intradiscale, che cioè inietta sostanze come l’ozono per provare a ridurre la protrusione del disco.
Parliamo dei corsetti nel trattamento di queste patologie: quando è opportuno prescriverli?
Il corsetto rimane sempre un caposaldo del trattamento conservativo proprio nella fase più acuta, è dimostrato infatti che il riposo assoluto a letto non solo non serve a nulla ma è controproducente.
Il paziente deve osservare un riposo da attività fisica pesante, dal sollevare pesi, dal camminare troppo a lungo, ma deve muoversi, e in questo movimento deve tenere a riposo il rachide lombare.
Questo è possibile proprio grazie ai corsetti, che io uso da sempre e hanno una funzione fondamentale: nonostante i pazienti continuino a muoversi nello spazio, il loro rachide lombare viene immobilizzato proprio dall’uso di un buon tutore, riducendo sia il dolore che l’infiammazione.
Il corsetto è fondamentale nei primi 30-40 giorni dopo il primo attacco acuto, poi è necessario uno svezzamento graduale con la fisioterapia. è comunque da tenere sempre in casa se dovesse riaffacciarsi qualche recidiva del dolore.
Personalmente uso i prodotti FGP da anni e sono un affezionato della linea Silverfixò, grazie all’ottimo servizio di assistenza e all’attenta accurata conformazione del corsetto.
A mio parere queste ortesi offrono un servizio fondamentale per la sicurezza di noi medici e per quella dei pazienti.
Le patologie dorso-lombari rappresentano oltre un terzo di tutti i disturbi muscoloscheletrici legati al lavoro. La terapia conservativa e la chirurgia possono svolgere un importante ruolo di supporto ma è necessaria la prevenzione.
>Le ortesi aiutano a muoversi, riducono il dolore e l'infiammazione. Possono essere utilizzate anche in ambito pre-chirurgico per indirizzare lo specialista alla soluzione più indicata per ciascun paziente.
Si parla spesso dei sintomi del mal di schiena, ma non abbastanza delle patologie più serie a esso collegate, come le lombocruralgie.
Come si manifestano e da cosa sono provocate?
La lombocruralgia è provocata quasi sempre da un’ernia del disco o protrusione del disco che comprime le radici del plesso lombare alto, quindi delle radici di L2 fino a L4.
Provoca un’irritazione del nervo crurale che è formato dall’intricarsi di questa radice al di fuori della schiena e che passa nella fascia anteriore della coscia e provoca dolore, oltre a segni neurologici come l’alterazione della sensibilità e della forza in questa zona della gamba.
In quali circostanze nel trattamento di tali patologie è necessario ricorrere all'intervento chirurgico?
L’intervento chirurgico è assolutamente indicato quando c’è un deficit della funzione neurologica, quando cioè viene a mancare in modo importante o la sensibilità o la forza di alcuni gruppi muscolari, o entrambe le due funzioni.
L’indicazione chirurgica invece rimane relativa se il nervo è funzionante ma c’è un dolore non controllato dalle terapie conservative, quali busti, farmaci, fisioterapia, che non recede nell’arco di 2-4 mesi al massimo.
In questo caso è necessario ricorrere a intervento chirurgico, che può essere di diverso genere in base a gravità di patologia che causa la cruralgia.
Quali sono ad oggi le terapie più innovative nel trattamento di tali patologie?
La novità sta nella possibilità di aggredire la malattia dal punto di vista non chirurgico.
Un trattamento possibile è la terapia farmacologica, che può essere sia intramuscolare che epidurale, cioè somministrata direttamente sul nervo in modo da sfiammarlo in modo più efficace. Anche le ortesi svolgono un ruolo importante, perché mettono a riposo la parte interessata e riducono l’infiammazione del nervo.
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