Fare movimento è salutare ma strafare rischia di essere dannoso per il corpo.
Gli esperti suggeriscono di riprendere
a partire dagli esercizi posturali e dallo stretching.
Centri sportivi chiusi, palestre e parchi inaccessibili, cancellazioni e rinvii di eventi dal vivo. Sembra impensabile e invece è solo un’istantanea del lockdown che nei mesi scorsi ha imposto una brusca frenata ai 20 milioni di italiani che secondo l’Istat praticano regolarmente sport. Un dramma sociale che non ha colpito solo gli sportivi, ma l’intera popolazione. Da una recente stima pubblicata dalla Cambridge University è stata rilevata una riduzione del 32% dell’attività fisica a causa della pandemia. E in effetti possiamo dire che non c’è stato periodo più sedentario di questo, caratterizzato dall’impossibilità di uscire e, per molti, dallo smart working.
Ora che l’estate è arrivata, la voglia di stare all’aperto e fare movimento è tornata a farsi sentire e in tanti hanno iniziato a riappropriarsi degli spazi esterni e non solo, per la pratica sportiva.
Nonostante l’Italia sia tra i cinque Paesi più sedentari d’Europa con 23 milioni di inattivi, continua a crescere il numero di persone che scelgono di fare sport. Dato che si riflette anche nelle proiezioni sulle ferie estive, secondo cui più di un terzo degli italiani ha espresso il desiderio di una vacanza all’insegna della natura e del movimento.
Una tendenza che fa ben sperare se si pensa che, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), uno stile di vita sedentario e la mancanza di moto causano ogni anno 3,2 milioni di morti. È infatti risaputo che l’attività fisica rappresenta uno dei principali strumenti per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, per il mantenimento del benessere psico-fisico e per il miglioramento della qualità della vita. Aspetto ancora più determinante se si considera il progressivo invecchiamento della popolazione. Riattivarsi in questa fase di ripresa è molto importante, ma occorre farlo con prudenza. Una regola che vale per tutti, soprattutto per gli sportivi, amatori e professionisti. Per entrambi, l’affaticamento precoce e l’alterata funzione dei muscoli può esporre al rischio di infortunio.
È sufficiente una pausa, anche se solo di poche settimane, per comportare la perdita parziale o completa degli adattamenti fisiologici, anatomici e prestativi indotti dall’esercizio fisico. Un fenomeno noto come detraining che può causare alterazioni anche nella struttura del muscolo che, nel lungo termine, può arrivare a non disporre più delle sue caratteristiche funzionali e strutturali e degenerare in uno stato di atrofia. Anche il cuore è coinvolto in questo processo, dal momento che, come gli altri muscoli dell’organismo, si rafforza con l’allenamento di resistenza, mentre l’inattività può portare a un suo significativo decondizionamento, insieme a quello del sistema cardiovascolare.
Sul podio delle raccomandazioni fornite dalla Federazione Medico Sportiva Italiana vi è la gradualità, sia in termini di volume che di intensità dell’esercizio. Strafare investendo da subito sulla performance rischia di essere inutile e dannoso e di causare eccessiva stanchezza, infortuni muscolari e problemi di salute.
Gli esperti sono inoltre concordi nel ribadire che tra i fondamentali del programma di ripresa non possono mancare esercizi posturali, di stretching e di equilibrio. Solo in seguito è consigliabile rafforzare il tono muscolare e la resistenza per migliorare la capacità aerobica. In un primo tempo può essere utile anche alternare giorni di attività e giorni di riposo o aumentare progressivamente di qualche minuto il volume di attività fisica quotidiana. Meglio ancora variando le modalità delle sedute di allenamento per limitare l’affaticamento delle strutture articolari. Anche il ritmo non può essere lo stesso per tutti: età, condizioni fisiche e climatiche sono aspetti di cui tenere conto.
Infine, una nota positiva anche per i più restii all’attività motoria: contrastare gli effetti negativi dell’inattività è possibile anche senza faticare troppo e stravolgere i propri ritmi. È sufficiente, ad esempio, sostituire il tempo che si trascorre seduti sul divano la sera, aumentando le ore di sonno o facendo leggero moto. Per chi è in ufficio, alzarsi durante le telefonate, quando possibile scegliere di camminare e fare le scale. Semplici accortezze che possono contribuire a migliorare umore e salute fisica, riducendo lo stress a vantaggio del benessere.
Fare movimento è salutare ma strafare rischia di essere dannoso per il corpo.
Gli esperti suggeriscono di riprendere
a partire dagli esercizi posturali e dallo stretching.
Centri sportivi chiusi, palestre e parchi inaccessibili, cancellazioni e rinvii di eventi dal vivo. Sembra impensabile e invece è solo un’istantanea del lockdown che nei mesi scorsi ha imposto una brusca frenata ai 20 milioni di italiani che secondo l’Istat praticano regolarmente sport. Un dramma sociale che non ha colpito solo gli sportivi, ma l’intera popolazione. Da una recente stima pubblicata dalla Cambridge University è stata rilevata una riduzione del 32% dell’attività fisica a causa della pandemia. E in effetti possiamo dire che non c’è stato periodo più sedentario di questo, caratterizzato dall’impossibilità di uscire e, per molti, dallo smart working.
Ora che l’estate è arrivata, la voglia di stare all’aperto e fare movimento è tornata a farsi sentire e in tanti hanno iniziato a riappropriarsi degli spazi esterni e non solo, per la pratica sportiva.
Nonostante l’Italia sia tra i cinque Paesi più sedentari d’Europa con 23 milioni di inattivi, continua a crescere il numero di persone che scelgono di fare sport. Dato che si riflette anche nelle proiezioni sulle ferie estive, secondo cui più di un terzo degli italiani ha espresso il desiderio di una vacanza all’insegna della natura e del movimento.
Una tendenza che fa ben sperare se si pensa che, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), uno stile di vita sedentario e la mancanza di moto causano ogni anno 3,2 milioni di morti. È infatti risaputo che l’attività fisica rappresenta uno dei principali strumenti per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, per il mantenimento del benessere psico-fisico e per il miglioramento della qualità della vita. Aspetto ancora più determinante se si considera il progressivo invecchiamento della popolazione. Riattivarsi in questa fase di ripresa è molto importante, ma occorre farlo con prudenza. Una regola che vale per tutti, soprattutto per gli sportivi, amatori e professionisti. Per entrambi, l’affaticamento precoce e l’alterata funzione dei muscoli può esporre al rischio di infortunio.
È sufficiente una pausa, anche se solo di poche settimane, per comportare la perdita parziale o completa degli adattamenti fisiologici, anatomici e prestativi indotti dall’esercizio fisico. Un fenomeno noto come detraining che può causare alterazioni anche nella struttura del muscolo che, nel lungo termine, può arrivare a non disporre più delle sue caratteristiche funzionali e strutturali e degenerare in uno stato di atrofia. Anche il cuore è coinvolto in questo processo, dal momento che, come gli altri muscoli dell’organismo, si rafforza con l’allenamento di resistenza, mentre l’inattività può portare a un suo significativo decondizionamento, insieme a quello del sistema cardiovascolare.
Sul podio delle raccomandazioni fornite dalla Federazione Medico Sportiva Italiana vi è la gradualità, sia in termini di volume che di intensità dell’esercizio. Strafare investendo da subito sulla performance rischia di essere inutile e dannoso e di causare eccessiva stanchezza, infortuni muscolari e problemi di salute.
Gli esperti sono inoltre concordi nel ribadire che tra i fondamentali del programma di ripresa non possono mancare esercizi posturali, di stretching e di equilibrio. Solo in seguito è consigliabile rafforzare il tono muscolare e la resistenza per migliorare la capacità aerobica. In un primo tempo può essere utile anche alternare giorni di attività e giorni di riposo o aumentare progressivamente di qualche minuto il volume di attività fisica quotidiana. Meglio ancora variando le modalità delle sedute di allenamento per limitare l’affaticamento delle strutture articolari. Anche il ritmo non può essere lo stesso per tutti: età, condizioni fisiche e climatiche sono aspetti di cui tenere conto.
Infine, una nota positiva anche per i più restii all’attività motoria: contrastare gli effetti negativi dell’inattività è possibile anche senza faticare troppo e stravolgere i propri ritmi. È sufficiente, ad esempio, sostituire il tempo che si trascorre seduti sul divano la sera, aumentando le ore di sonno o facendo leggero moto. Per chi è in ufficio, alzarsi durante le telefonate, quando possibile scegliere di camminare e fare le scale. Semplici accortezze che possono contribuire a migliorare umore e salute fisica, riducendo lo stress a vantaggio del benessere.
Fare movimento è salutare ma strafare rischia di essere dannoso per il corpo.
Gli esperti suggeriscono di riprendere
a partire dagli esercizi posturali e dallo stretching.
Centri sportivi chiusi, palestre e parchi inaccessibili, cancellazioni e rinvii di eventi dal vivo. Sembra impensabile e invece è solo un’istantanea del lockdown che nei mesi scorsi ha imposto una brusca frenata ai 20 milioni di italiani che secondo l’Istat praticano regolarmente sport. Un dramma sociale che non ha colpito solo gli sportivi, ma l’intera popolazione. Da una recente stima pubblicata dalla Cambridge University è stata rilevata una riduzione del 32% dell’attività fisica a causa della pandemia. E in effetti possiamo dire che non c’è stato periodo più sedentario di questo, caratterizzato dall’impossibilità di uscire e, per molti, dallo smart working.
Ora che l’estate è arrivata, la voglia di stare all’aperto e fare movimento è tornata a farsi sentire e in tanti hanno iniziato a riappropriarsi degli spazi esterni e non solo, per la pratica sportiva.
Nonostante l’Italia sia tra i cinque Paesi più sedentari d’Europa con 23 milioni di inattivi, continua a crescere il numero di persone che scelgono di fare sport. Dato che si riflette anche nelle proiezioni sulle ferie estive, secondo cui più di un terzo degli italiani ha espresso il desiderio di una vacanza all’insegna della natura e del movimento.
Una tendenza che fa ben sperare se si pensa che, secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), uno stile di vita sedentario e la mancanza di moto causano ogni anno 3,2 milioni di morti. È infatti risaputo che l’attività fisica rappresenta uno dei principali strumenti per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, per il mantenimento del benessere psico-fisico e per il miglioramento della qualità della vita. Aspetto ancora più determinante se si considera il progressivo invecchiamento della popolazione. Riattivarsi in questa fase di ripresa è molto importante, ma occorre farlo con prudenza. Una regola che vale per tutti, soprattutto per gli sportivi, amatori e professionisti. Per entrambi, l’affaticamento precoce e l’alterata funzione dei muscoli può esporre al rischio di infortunio.
È sufficiente una pausa, anche se solo di poche settimane, per comportare la perdita parziale o completa degli adattamenti fisiologici, anatomici e prestativi indotti dall’esercizio fisico. Un fenomeno noto come detraining che può causare alterazioni anche nella struttura del muscolo che, nel lungo termine, può arrivare a non disporre più delle sue caratteristiche funzionali e strutturali e degenerare in uno stato di atrofia. Anche il cuore è coinvolto in questo processo, dal momento che, come gli altri muscoli dell’organismo, si rafforza con l’allenamento di resistenza, mentre l’inattività può portare a un suo significativo decondizionamento, insieme a quello del sistema cardiovascolare.
Sul podio delle raccomandazioni fornite dalla Federazione Medico Sportiva Italiana vi è la gradualità, sia in termini di volume che di intensità dell’esercizio. Strafare investendo da subito sulla performance rischia di essere inutile e dannoso e di causare eccessiva stanchezza, infortuni muscolari e problemi di salute.
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