Dalla diagnosi all’elaborazione di ortesi e tutori, l’approccio deve tenere conto del bambino in quanto tale con precise caratteristiche dovute allo scheletro in crescita. Ne parliamo con il prof. Antonio Andreacchio, direttore del reparto di ortopedia e traumatologia pediatrica del Regina Margherita di Torino e con il tecnico ortopedico dr. Roberto Riva del Centro S.T.O. di Torino.
Fratture, distorsioni, scoliosi, piedi piatti, displasia.
Le patologie che interessano i bambini durante il loro accrescimento muscolo-scheletrico sono diverse e molteplici, ma che si tratti di traumi o di problemi congeniti, tutte le disfunzioni osteo-articolari dell’infanzia interessano una branca dell’ortopedia ben definita: l’ortopedia pediatrica.
Anzi, “l’ortopedia nasce come pediatrica” precisa il prof. Antonio Andreacchio, direttore del reparto di ortopedia e traumatologia pediatrica dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino.
E aggiunge: “molti, anche nel nostro settore, sembrano aver perso di vista il fatto che l’ortopedia è una disciplina che non è nata per curare gli anziani o altre situazioni ben conosciute, bensì proprio per la cura in età infantile.”
La stessa parola, ortopedia, deriva dall’unione di due termini greci, orthòs, dritto, e pàis, bambino, in quanto alle sue origini essa aveva l’obiettivo di correggere le deformità congenite del fisico infantile.
Solo molto più tardi l’ortopedico è diventato anche traumatologo, e l’intera disciplina si è focalizzata maggiormente sulla cura dell’adulto, specializzandosi conseguentemente per distretto corporeo.
L’ortopedia pediatrica è oggi l’unica branca dell’ortopedia che copre un ampio spettro di distretti anatomici e di patologie, consapevole del fatto che occuparsi di bambini non significa avere a che fare con degli adulti in miniatura, ma necessita di un trattamento ortopedico completo e specializzato, che tenga conto delle esigenze uniche dovute allo scheletro in crescita.
“Le fratture pediatriche - dichiara il prof. Adreacchio - proprio per loro caratteristica peculiare legata allo scheletro immaturo e in accrescimento, rappresentano una situazione che nostri colleghi dell’adulto non sono più in grado di trattare, in molti ospedali, in maniera adeguata.
È per questo che l’ortopedia pediatrica è la specialità ortopedica che più di tutte, in tutti i paesi del mondo, gode di riconoscimento. Per quanto riguarda invece le malattie congenite, è importantissima la prevenzione, grazie a visite e screening ecografici che possono portare a una diagnosi estremamente precoce.”
Determinante alla buona riuscita delle terapie è l’uso dei tutori giusti.
Oggi, i materiali e le tecnologie a disposizione hanno non solo la possibilità di rendere molto più tollerabile, leggera e pratica un’ortesi rispetto al passato, ma anche di far sì che i costi di produzione siano meno onerosi.
A maggior ragione se, quando si può fare movimento per aiutare a rivascolarizzare i tessuti o a non perdere tonicità muscolare, un tutore si dimostra un presidio decisamente più efficace dell’immobilizzazione gessata.
Eppure, quello dei tutori ortopedici pediatrici rimane un mercato ancora poco sviluppato. “Le aziende sono poco interessate ad un settore di nicchia con dei soggetti, come i bambini, che andrebbero ad indossare un tutore per un periodo tendenzialmente molto breve - afferma il prof. Andreacchio - Ad esempio, una frattura nell’anziano necessita di un tutore che deve essere tenuto anche per mesi, nel bambino bastano di solito 15-20 giorni, e per giunta i genitori dovrebbero pagare. Quindi le aziende tendono a sviluppare poco un mercato che è assolutamente di nicchia.”
In questo contesto, diventa rilevante il lavoro di quelle aziende che scelgono di dedicare le proprie risorse alla progettazione e alla produzione di ortesi destinate all’infanzia, attente alle esigenze dell’età evolutiva.
E FGP è una di queste: “Le ortesi FGP coniugano efficacia e portabilità - spiega il prof. Andreacchio - I materiali sono eccellenti e non presentano cuciture in rilievo che spesso disturbano e che in particolare irritano la pelle delicata dei bambini. Le rifiniture sono ottime e ultimo, ma non di secondaria importanza, il prezzo è accessibile rispetto ad altri marchi.”
Anche per il dr. Roberto Riva, tecnico ortopedico del laboratorio S.T.O. di Torino, lavorare per e con i bambini necessita di un’attenzione particolare: “Nella progettazione di articoli pediatrici bisogna tenere conto di vari aspetti che nel caso degli adulti possono essere bypassati o non hanno rilevanza.”
È fondamentale quindi che le ortesi siano realizzate sulla base delle esigenze strutturali dell’infanzia, ma anche emotive.
Proprio per questo, per il dr. Riva si deve avere un’attenzione particolare quando si ha a che fare con i piccoli pazienti: “Vogliono capire, adorano le informazioni e non sopportano essere trattati da “bambini”: questo è l’unico modo perché possano comprendere che il lavoro che facciamo insieme per loro non è una tortura, ma un mezzo essenziale per evitare difficoltà future.”
Ed è proprio questo l’obiettivo di FGP: realizzare ortesi che i bambini possano indossare senza fatica, per accompagnarli in una crescita sana e corretta. “Negli anni ho potuto apprezzare, dei prodotti FGP, oltre all’efficienza, la cura nella realizzazione, anche nei dettagli” - dichiara il dr. Riva e conclude: “Bisogna avere il massimo rispetto per i bambini, per la loro capacità di adattarsi a qualunque situazione, che è di certo più elevata di quella di qualsiasi adulto”.
La polsiera pediatrica lunga è ideale per la fase post-ingessatura. Dotata di asta palmare in alluminio modellabile e aste laterali in polimero, garantisce l’immobilizzazione totale del polso.
Non compromette la mobilità delle dita, per un benessere da vivere assieme al movimento.
Dalla diagnosi all’elaborazione di ortesi e tutori, l’approccio deve tenere conto del bambino in quanto tale con precise caratteristiche dovute allo scheletro in crescita. Ne parliamo con il prof. Antonio Andreacchio, direttore del reparto di ortopedia e traumatologia pediatrica del Regina Margherita di Torino e con il tecnico ortopedico dr. Roberto Riva del Centro S.T.O. di Torino.
Fratture, distorsioni, scoliosi, piedi piatti, displasia.
Le patologie che interessano i bambini durante il loro accrescimento muscolo-scheletrico sono diverse e molteplici, ma che si tratti di traumi o di problemi congeniti, tutte le disfunzioni osteo-articolari dell’infanzia interessano una branca dell’ortopedia ben definita: l’ortopedia pediatrica.
Anzi, “l’ortopedia nasce come pediatrica” precisa il prof. Antonio Andreacchio, direttore del reparto di ortopedia e traumatologia pediatrica dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino.
E aggiunge: “molti, anche nel nostro settore, sembrano aver perso di vista il fatto che l’ortopedia è una disciplina che non è nata per curare gli anziani o altre situazioni ben conosciute, bensì proprio per la cura in età infantile.”
La stessa parola, ortopedia, deriva dall’unione di due termini greci, orthòs, dritto, e pàis, bambino, in quanto alle sue origini essa aveva l’obiettivo di correggere le deformità congenite del fisico infantile.
Solo molto più tardi l’ortopedico è diventato anche traumatologo, e l’intera disciplina si è focalizzata maggiormente sulla cura dell’adulto, specializzandosi conseguentemente per distretto corporeo.
L’ortopedia pediatrica è oggi l’unica branca dell’ortopedia che copre un ampio spettro di distretti anatomici e di patologie, consapevole del fatto che occuparsi di bambini non significa avere a che fare con degli adulti in miniatura, ma necessita di un trattamento ortopedico completo e specializzato, che tenga conto delle esigenze uniche dovute allo scheletro in crescita.
“Le fratture pediatriche - dichiara il prof. Adreacchio - proprio per loro caratteristica peculiare legata allo scheletro immaturo e in accrescimento, rappresentano una situazione che nostri colleghi dell’adulto non sono più in grado di trattare, in molti ospedali, in maniera adeguata.
È per questo che l’ortopedia pediatrica è la specialità ortopedica che più di tutte, in tutti i paesi del mondo, gode di riconoscimento. Per quanto riguarda invece le malattie congenite, è importantissima la prevenzione, grazie a visite e screening ecografici che possono portare a una diagnosi estremamente precoce.”
Determinante alla buona riuscita delle terapie è l’uso dei tutori giusti.
Oggi, i materiali e le tecnologie a disposizione hanno non solo la possibilità di rendere molto più tollerabile, leggera e pratica un’ortesi rispetto al passato, ma anche di far sì che i costi di produzione siano meno onerosi.
A maggior ragione se, quando si può fare movimento per aiutare a rivascolarizzare i tessuti o a non perdere tonicità muscolare, un tutore si dimostra un presidio decisamente più efficace dell’immobilizzazione gessata.
Eppure, quello dei tutori ortopedici pediatrici rimane un mercato ancora poco sviluppato. “Le aziende sono poco interessate ad un settore di nicchia con dei soggetti, come i bambini, che andrebbero ad indossare un tutore per un periodo tendenzialmente molto breve - afferma il prof. Andreacchio - Ad esempio, una frattura nell’anziano necessita di un tutore che deve essere tenuto anche per mesi, nel bambino bastano di solito 15-20 giorni, e per giunta i genitori dovrebbero pagare. Quindi le aziende tendono a sviluppare poco un mercato che è assolutamente di nicchia.”
In questo contesto, diventa rilevante il lavoro di quelle aziende che scelgono di dedicare le proprie risorse alla progettazione e alla produzione di ortesi destinate all’infanzia, attente alle esigenze dell’età evolutiva.
E FGP è una di queste: “Le ortesi FGP coniugano efficacia e portabilità - spiega il prof. Andreacchio - I materiali sono eccellenti e non presentano cuciture in rilievo che spesso disturbano e che in particolare irritano la pelle delicata dei bambini. Le rifiniture sono ottime e ultimo, ma non di secondaria importanza, il prezzo è accessibile rispetto ad altri marchi.”
Anche per il dr. Roberto Riva, tecnico ortopedico del laboratorio S.T.O. di Torino, lavorare per e con i bambini necessita di un’attenzione particolare: “Nella progettazione di articoli pediatrici bisogna tenere conto di vari aspetti che nel caso degli adulti possono essere bypassati o non hanno rilevanza.”
È fondamentale quindi che le ortesi siano realizzate sulla base delle esigenze strutturali dell’infanzia, ma anche emotive.
Proprio per questo, per il dr. Riva si deve avere un’attenzione particolare quando si ha a che fare con i piccoli pazienti: “Vogliono capire, adorano le informazioni e non sopportano essere trattati da “bambini”: questo è l’unico modo perché possano comprendere che il lavoro che facciamo insieme per loro non è una tortura, ma un mezzo essenziale per evitare difficoltà future.”
Ed è proprio questo l’obiettivo di FGP: realizzare ortesi che i bambini possano indossare senza fatica, per accompagnarli in una crescita sana e corretta. “Negli anni ho potuto apprezzare, dei prodotti FGP, oltre all’efficienza, la cura nella realizzazione, anche nei dettagli” - dichiara il dr. Riva e conclude: “Bisogna avere il massimo rispetto per i bambini, per la loro capacità di adattarsi a qualunque situazione, che è di certo più elevata di quella di qualsiasi adulto”.
La polsiera pediatrica lunga è ideale per la fase post-ingessatura. Dotata di asta palmare in alluminio modellabile e aste laterali in polimero, garantisce l’immobilizzazione totale del polso.
Non compromette la mobilità delle dita, per un benessere da vivere assieme al movimento.
Dalla diagnosi all’elaborazione di ortesi e tutori, l’approccio deve tenere conto del bambino in quanto tale con precise caratteristiche dovute allo scheletro in crescita. Ne parliamo con il prof. Antonio Andreacchio, direttore del reparto di ortopedia e traumatologia pediatrica del Regina Margherita di Torino e con il tecnico ortopedico dr. Roberto Riva del Centro S.T.O. di Torino.
Fratture, distorsioni, scoliosi, piedi piatti, displasia.
Le patologie che interessano i bambini durante il loro accrescimento muscolo-scheletrico sono diverse e molteplici, ma che si tratti di traumi o di problemi congeniti, tutte le disfunzioni osteo-articolari dell’infanzia interessano una branca dell’ortopedia ben definita: l’ortopedia pediatrica.
Anzi, “l’ortopedia nasce come pediatrica” precisa il prof. Antonio Andreacchio, direttore del reparto di ortopedia e traumatologia pediatrica dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino.
E aggiunge: “molti, anche nel nostro settore, sembrano aver perso di vista il fatto che l’ortopedia è una disciplina che non è nata per curare gli anziani o altre situazioni ben conosciute, bensì proprio per la cura in età infantile.”
La stessa parola, ortopedia, deriva dall’unione di due termini greci, orthòs, dritto, e pàis, bambino, in quanto alle sue origini essa aveva l’obiettivo di correggere le deformità congenite del fisico infantile.
Solo molto più tardi l’ortopedico è diventato anche traumatologo, e l’intera disciplina si è focalizzata maggiormente sulla cura dell’adulto, specializzandosi conseguentemente per distretto corporeo.
L’ortopedia pediatrica è oggi l’unica branca dell’ortopedia che copre un ampio spettro di distretti anatomici e di patologie, consapevole del fatto che occuparsi di bambini non significa avere a che fare con degli adulti in miniatura, ma necessita di un trattamento ortopedico completo e specializzato, che tenga conto delle esigenze uniche dovute allo scheletro in crescita.
“Le fratture pediatriche - dichiara il prof. Adreacchio - proprio per loro caratteristica peculiare legata allo scheletro immaturo e in accrescimento, rappresentano una situazione che nostri colleghi dell’adulto non sono più in grado di trattare, in molti ospedali, in maniera adeguata.
È per questo che l’ortopedia pediatrica è la specialità ortopedica che più di tutte, in tutti i paesi del mondo, gode di riconoscimento. Per quanto riguarda invece le malattie congenite, è importantissima la prevenzione, grazie a visite e screening ecografici che possono portare a una diagnosi estremamente precoce.”
Determinante alla buona riuscita delle terapie è l’uso dei tutori giusti.
Oggi, i materiali e le tecnologie a disposizione hanno non solo la possibilità di rendere molto più tollerabile, leggera e pratica un’ortesi rispetto al passato, ma anche di far sì che i costi di produzione siano meno onerosi.
A maggior ragione se, quando si può fare movimento per aiutare a rivascolarizzare i tessuti o a non perdere tonicità muscolare, un tutore si dimostra un presidio decisamente più efficace dell’immobilizzazione gessata.
Eppure, quello dei tutori ortopedici pediatrici rimane un mercato ancora poco sviluppato. “Le aziende sono poco interessate ad un settore di nicchia con dei soggetti, come i bambini, che andrebbero ad indossare un tutore per un periodo tendenzialmente molto breve - afferma il prof. Andreacchio - Ad esempio, una frattura nell’anziano necessita di un tutore che deve essere tenuto anche per mesi, nel bambino bastano di solito 15-20 giorni, e per giunta i genitori dovrebbero pagare. Quindi le aziende tendono a sviluppare poco un mercato che è assolutamente di nicchia.”
In questo contesto, diventa rilevante il lavoro di quelle aziende che scelgono di dedicare le proprie risorse alla progettazione e alla produzione di ortesi destinate all’infanzia, attente alle esigenze dell’età evolutiva.
E FGP è una di queste: “Le ortesi FGP coniugano efficacia e portabilità - spiega il prof. Andreacchio - I materiali sono eccellenti e non presentano cuciture in rilievo che spesso disturbano e che in particolare irritano la pelle delicata dei bambini. Le rifiniture sono ottime e ultimo, ma non di secondaria importanza, il prezzo è accessibile rispetto ad altri marchi.”
Anche per il dr. Roberto Riva, tecnico ortopedico del laboratorio S.T.O. di Torino, lavorare per e con i bambini necessita di un’attenzione particolare: “Nella progettazione di articoli pediatrici bisogna tenere conto di vari aspetti che nel caso degli adulti possono essere bypassati o non hanno rilevanza.”
È fondamentale quindi che le ortesi siano realizzate sulla base delle esigenze strutturali dell’infanzia, ma anche emotive.
Proprio per questo, per il dr. Riva si deve avere un’attenzione particolare quando si ha a che fare con i piccoli pazienti: “Vogliono capire, adorano le informazioni e non sopportano essere trattati da “bambini”: questo è l’unico modo perché possano comprendere che il lavoro che facciamo insieme per loro non è una tortura, ma un mezzo essenziale per evitare difficoltà future.”
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