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NUMERO 14
DICEMBRE 2021

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DICEMBRE 2021

Italia all'avanguardia
nella Medicina di Genere

Siamo il primo Paese in Europa ad aver approvato un piano specifico a partire dallo studio dell’influenza delle differenze biologiche, socio-economiche e culturali sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. In ambito ortopedico la SIOT quest’anno ha istituito la Commissione Pari Opportunità e Medicina di Genere. Sul fronte salute: le donne vivono di più ma si ammalano più degli uomini.

Donne e uomini sono diversi, anche in materia di salute. Diverso è il modo in cui manifestano sintomi, rispondono e affrontano le cure, anche per patologie comuni a entrambi i sessi. Le donne tendono ad ammalarsi di più rispetto agli uomini, consumano più farmaci, sono più soggette a reazioni avverse e sono le maggiori utilizzatrici del Sistema Sanitario Nazionale (fonte Fondazione Onda). Possiedono un sistema immunitario in grado di attivare risposte più efficaci e resistono meglio alle infezioni. Al tempo stesso, mostrano una maggiore suscettibilità alle malattie autoimmuni e vivono più a lungo. Secondo i dati Istat, l’84% delle persone che in Italia hanno compiuto i 100 anni di età sono donne. Ciononostante, nei Paesi Occidentali l’aspettativa di vita sana tra i due sessi si equivale, perché gli anni vissuti in più dalle donne sono in gran parte interessati da malattia e disabilità come conseguenza di patologie cardiovascolari, osteoarticolari e neurologiche.

Le differenze tra uomini e donne non dipendono solo da anatomia e fisiologia, ma anche da altri fattori relativi all’ambiente, alla società e alla psicologia di ciascuno. Tuttavia, nonostante queste variabili, la maggior parte degli studi preclinici e clinici è stata condotta a lungo quasi esclusivamente su soggetti di sesso maschile e i risultati ottenuti sono stati applicati alle donne come se tra i due sessi non esistesse alcuna diversità. In pochi casi è avvenuto il contrario e solo di recente si sta facendo strada una nuova sensibilità in relazione al genere. Lo stesso dicasi per gli studi epidemiologici e le sperimentazioni farmacologiche. Anche l’accesso alle cure presenta in molti casi rilevanti diseguaglianze legate al sesso.

Le patologie a carico delle donne sono molto più numerose di quanto si creda. Un esempio su tutti è rappresentato dall’incidenza delle malattie cardiovascolari: da sempre considerate un problema prettamente maschile, colpiscono in misura addirittura maggiore le donne nel post menopausa (fonte Ministero della Salute). E lo stesso vale per le malattie neurologiche e del sistema immunitario. Il pericolo è che a causa di questo gap informativo molte donne, inconsapevoli dei rischi che corrono, finiscano con il sottovalutare la propria salute e la prevenzione. Una situazione ulteriormente aggravata dall’emergenza Covid, che oltre a rallentare l’iter di prevenzione ha fatto registrare in questi anni un calo negli accessi alla diagnosi e ai trattamenti, anche da parte della popolazione femminile, generalmente più attenta alla cura del corpo e più consapevole e informata.

Impostare percorsi informativi, diagnostici, terapeutici e assistenziali specifici a partire da uno studio di genere, rappresenta oggi la via più efficace per garantire a ogni persona la migliore cura, rafforzando il concetto di centralità del paziente e la personalizzazione delle terapie.
In questa prospettiva sta assumendo sempre maggiore importanza la Medicina di Genere, una scienza multidisciplinare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito come: lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. In questo campo, l’Italia vanta un primato d’avanguardia: è stato il primo ed è attualmente l’unico Paese in Europa ad avere approvato in via definitiva nel 2019 il Piano per la Medicina di Genere.

In ambito ortopedico, la stessa SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia) ha istituito proprio quest’anno la Commissione Pari Opportunità e Medicina di Genere, che tra i suoi compiti ha anche quello di studiare gli indicatori biologici e di contesto che incidono nel percorso di diagnosi e trattamento delle patologie ortopediche, al fine di migliorare i risultati e la soddisfazione dei pazienti, ottimizzare i percorsi diagnostico-terapeutici, ortopedico-traumatologici e garantire cure sempre più personalizzate.

Tra le patologie ortopediche al femminile più diffuse e in grado di impattare sensibilmente sulla qualità della vita e di riflesso sulla spesa sanitaria, vi sono: l’osteoporosi, che in Italia colpisce circa 5 milioni di persone di cui l’80% sono donne in post menopausa che con l’avanzare dell’età sono esposte a un maggior rischio di frattura da fragilità, ma anche l’artrosi del ginocchio che si manifesta in modo particolare nelle donne dopo i 50 anni, l’iperlordosi lombare, e l’alluce valgo che interessa il 40% delle donne (fonte Corriere della Sera).

In questi ultimi anni, diverse patologie ortopediche e traumatologiche sono state studiate in termini genere-specifici a testimonianza del fatto che l’interesse nei confronti di questi temi è in forte crescita, ma resta ancora molto da fare.

Avviare percorsi di cura mirati e differenziati per genere e ottimizzare le cure in un'ottica di equità, rappresenta la strada da percorrere. L’azienda FGP si è già mossa da tempo in tale direzione, osservando le diversità tra uomo e donna e quindi progettando dispositivi adeguati e personalizzati, realizzati con perizia sartoriale, dimostrando ancora una volta la capacità di saper anticipare bisogni ed esigenze dei pazienti, con approcci innovativi.

Italia all'avanguardia
nella Medicina di Genere

Siamo il primo Paese in Europa ad aver approvato un piano specifico a partire dallo studio dell’influenza delle differenze biologiche, socio-economiche e culturali sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. In ambito ortopedico la SIOT quest’anno ha istituito la Commissione Pari Opportunità e Medicina di Genere. Sul fronte salute: le donne vivono di più ma si ammalano più degli uomini.

Donne e uomini sono diversi, anche in materia di salute. Diverso è il modo in cui manifestano sintomi, rispondono e affrontano le cure, anche per patologie comuni a entrambi i sessi. Le donne tendono ad ammalarsi di più rispetto agli uomini, consumano più farmaci, sono più soggette a reazioni avverse e sono le maggiori utilizzatrici del Sistema Sanitario Nazionale (fonte Fondazione Onda). Possiedono un sistema immunitario in grado di attivare risposte più efficaci e resistono meglio alle infezioni. Al tempo stesso, mostrano una maggiore suscettibilità alle malattie autoimmuni e vivono più a lungo. Secondo i dati Istat, l’84% delle persone che in Italia hanno compiuto i 100 anni di età sono donne. Ciononostante, nei Paesi Occidentali l’aspettativa di vita sana tra i due sessi si equivale, perché gli anni vissuti in più dalle donne sono in gran parte interessati da malattia e disabilità come conseguenza di patologie cardiovascolari, osteoarticolari e neurologiche.

Le differenze tra uomini e donne non dipendono solo da anatomia e fisiologia, ma anche da altri fattori relativi all’ambiente, alla società e alla psicologia di ciascuno. Tuttavia, nonostante queste variabili, la maggior parte degli studi preclinici e clinici è stata condotta a lungo quasi esclusivamente su soggetti di sesso maschile e i risultati ottenuti sono stati applicati alle donne come se tra i due sessi non esistesse alcuna diversità. In pochi casi è avvenuto il contrario e solo di recente si sta facendo strada una nuova sensibilità in relazione al genere. Lo stesso dicasi per gli studi epidemiologici e le sperimentazioni farmacologiche. Anche l’accesso alle cure presenta in molti casi rilevanti diseguaglianze legate al sesso.

Le patologie a carico delle donne sono molto più numerose di quanto si creda. Un esempio su tutti è rappresentato dall’incidenza delle malattie cardiovascolari: da sempre considerate un problema prettamente maschile, colpiscono in misura addirittura maggiore le donne nel post menopausa (fonte Ministero della Salute). E lo stesso vale per le malattie neurologiche e del sistema immunitario. Il pericolo è che a causa di questo gap informativo molte donne, inconsapevoli dei rischi che corrono, finiscano con il sottovalutare la propria salute e la prevenzione. Una situazione ulteriormente aggravata dall’emergenza Covid, che oltre a rallentare l’iter di prevenzione ha fatto registrare in questi anni un calo negli accessi alla diagnosi e ai trattamenti, anche da parte della popolazione femminile, generalmente più attenta alla cura del corpo e più consapevole e informata.

Impostare percorsi informativi, diagnostici, terapeutici e assistenziali specifici a partire da uno studio di genere, rappresenta oggi la via più efficace per garantire a ogni persona la migliore cura, rafforzando il concetto di centralità del paziente e la personalizzazione delle terapie.
In questa prospettiva sta assumendo sempre maggiore importanza la Medicina di Genere, una scienza multidisciplinare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito come: lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. In questo campo, l’Italia vanta un primato d’avanguardia: è stato il primo ed è attualmente l’unico Paese in Europa ad avere approvato in via definitiva nel 2019 il Piano per la Medicina di Genere.

In ambito ortopedico, la stessa SIOT (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia) ha istituito proprio quest’anno la Commissione Pari Opportunità e Medicina di Genere, che tra i suoi compiti ha anche quello di studiare gli indicatori biologici e di contesto che incidono nel percorso di diagnosi e trattamento delle patologie ortopediche, al fine di migliorare i risultati e la soddisfazione dei pazienti, ottimizzare i percorsi diagnostico-terapeutici, ortopedico-traumatologici e garantire cure sempre più personalizzate.

Tra le patologie ortopediche al femminile più diffuse e in grado di impattare sensibilmente sulla qualità della vita e di riflesso sulla spesa sanitaria, vi sono: l’osteoporosi, che in Italia colpisce circa 5 milioni di persone di cui l’80% sono donne in post menopausa che con l’avanzare dell’età sono esposte a un maggior rischio di frattura da fragilità, ma anche l’artrosi del ginocchio che si manifesta in modo particolare nelle donne dopo i 50 anni, l’iperlordosi lombare, e l’alluce valgo che interessa il 40% delle donne (fonte Corriere della Sera).

In questi ultimi anni, diverse patologie ortopediche e traumatologiche sono state studiate in termini genere-specifici a testimonianza del fatto che l’interesse nei confronti di questi temi è in forte crescita, ma resta ancora molto da fare.

Avviare percorsi di cura mirati e differenziati per genere e ottimizzare le cure in un'ottica di equità, rappresenta la strada da percorrere. L’azienda FGP si è già mossa da tempo in tale direzione, osservando le diversità tra uomo e donna e quindi progettando dispositivi adeguati e personalizzati, realizzati con perizia sartoriale, dimostrando ancora una volta la capacità di saper anticipare bisogni ed esigenze dei pazienti, con approcci innovativi.