In moto servono precisione e nervi saldi. Ma gli incidenti capitano:
«La ginocchiera funzionale Protect 4 Short mi ha rimesso in sella.
Ora la uso come protezione».
La moto, l’adrenalina. Ma anche i nervi saldi, la strategia, la precisione dei movimenti. E i grandi legami umani che si creano attorno a questa passione. Daniele Tessari: di professione motociclista speedway nell’Olimpia di Terenzano (Udine), è vice campione italiano; 39 anni d’età, di cui 25 trascorsi in sella alle due ruote. Non solo uno sport, ma una vita intera.
In pista già a 16 anni: come è stato l’avvicinamento al motociclismo?
Le corse, in realtà, le avevo “in casa”, perché mio padre è un ex navigatore di rally. È stato lui a trasmettermi fin dall’infanzia la passione per i motori e la velocità. Ma, come spesso accade in famiglia, i figli partono dall’esperienza dei genitori per poi esplorare vie nuove. A me le quattro ruote non piacevano. Con due, ho trovato il mio compromesso.
Iniziando presto con gare importanti...
Ero stato campione italiano Under 21 nel 2002. Fui notato da qualche responsabile della Nazionale, e mi venne proposto di provare a cimentarmi in gare di maggiore livello. Continuando ad allenarmi, ho quindi iniziato con competizioni europee e mondiali. Trascorsi due anni in Inghilterra, tra il 2007 e il 2008, e uno in Nuova Zelanda.
E oggi?
Nel 2022 sono arrivato secondo al Campionato italiano; ma quest’anno invece sono un po’ indietro con il punteggio, perché reduce da un infortunio al gomito. Mi sto riprendendo un po’ alla volta con la fisioterapia. Nel frattempo, do una mano ai piloti più giovani.
Il motociclismo può essere considerato una disciplina di nicchia: cosa le ha regalato e cosa, invece, l’ha costretta a sacrificare?
È uno sport che dà molta adrenalina: sicuramente questo è un suo tratto caratterizzante; forse quello che, agli occhi degli altri, traspare di più. Però impone anche freddezza e precisione: correndo su moto particolari, senza freni, occorre essere sempre ben presenti mentalmente. Pur essendo considerato uno sport più rischioso rispetto ad altri, mi sento di dire che, praticato fin da giovanissimi, è un grosso deterrente a imboccare strade sbagliate.
Ovvero?
Si viaggia molto e si lascia presto il nido familiare, quindi si è costretti a crescere velocemente. Bisogna essere responsabili e sapersela cavare. Io, per esempio, ho dovuto imparare l’inglese sul campo come mai sarei riuscito a fare a scuola. Il team diventa una seconda famiglia e, quando poi si torna a casa, ci si gode al doppio parenti e amici.
Innegabile, comunque, che gli infortuni siano parte integrante di questa disciplina. Qual è la sua esperienza con i tutori Fgp?
Si fa il possibile per prevenire e minimizzare le cadute e gli incidenti, ma capitano. Ho iniziato a indossare la ginocchiera funzionale Protect 4 Short dopo la rottura dei legamenti di un ginocchio: avevo in calendario una qualificazione importante e non volevo operarmi proprio in quel momento. Ho cercato un tutore che potesse supportarmi il più possibile e ho trovato una buona risposta in Fgp. Così buona che ho preso un secondo tutore per l’altro ginocchio, come prevenzione.
Da quanto tempo utilizza i tutori Fpg?
Ormai dal 2006. Non li ho più abbandonati. Sono anche molto resistenti all’usura; durano anni pur indossandoli due, tre volte alla settimana, come me.
Rocco Ferrari, medico sportivo delle Zebre, e Moreno Fabbrica, presidente dei Redskins, raccontano il mondo della palla ovale. Spirito di squadra, disciplina e alta preparazione atletica. Ma quando il gioco si fa duro, vengono in aiuto i tutori Fgp. Sul fronte salute: le donne vivono di più ma si ammalano più degli uomini.
LEGGI TUTTO >In moto servono precisione e nervi saldi. Ma gli incidenti capitano:
«La ginocchiera funzionale Protect 4 Short mi ha rimesso in sella.
Ora la uso come protezione».
La moto, l’adrenalina. Ma anche i nervi saldi, la strategia, la precisione dei movimenti. E i grandi legami umani che si creano attorno a questa passione. Daniele Tessari: di professione motociclista speedway nell’Olimpia di Terenzano (Udine), è vice campione italiano; 39 anni d’età, di cui 25 trascorsi in sella alle due ruote. Non solo uno sport, ma una vita intera.
In pista già a 16 anni: come è stato l’avvicinamento al motociclismo?
Le corse, in realtà, le avevo “in casa”, perché mio padre è un ex navigatore di rally. È stato lui a trasmettermi fin dall’infanzia la passione per i motori e la velocità. Ma, come spesso accade in famiglia, i figli partono dall’esperienza dei genitori per poi esplorare vie nuove. A me le quattro ruote non piacevano. Con due, ho trovato il mio compromesso.
Iniziando presto con gare importanti...
Ero stato campione italiano Under 21 nel 2002. Fui notato da qualche responsabile della Nazionale, e mi venne proposto di provare a cimentarmi in gare di maggiore livello. Continuando ad allenarmi, ho quindi iniziato con competizioni europee e mondiali. Trascorsi due anni in Inghilterra, tra il 2007 e il 2008, e uno in Nuova Zelanda.
E oggi?
Nel 2022 sono arrivato secondo al Campionato italiano; ma quest’anno invece sono un po’ indietro con il punteggio, perché reduce da un infortunio al gomito. Mi sto riprendendo un po’ alla volta con la fisioterapia. Nel frattempo, do una mano ai piloti più giovani.
Il motociclismo può essere considerato una disciplina di nicchia: cosa le ha regalato e cosa, invece, l’ha costretta a sacrificare?
È uno sport che dà molta adrenalina: sicuramente questo è un suo tratto caratterizzante; forse quello che, agli occhi degli altri, traspare di più. Però impone anche freddezza e precisione: correndo su moto particolari, senza freni, occorre essere sempre ben presenti mentalmente. Pur essendo considerato uno sport più rischioso rispetto ad altri, mi sento di dire che, praticato fin da giovanissimi, è un grosso deterrente a imboccare strade sbagliate.
Ovvero?
Si viaggia molto e si lascia presto il nido familiare, quindi si è costretti a crescere velocemente. Bisogna essere responsabili e sapersela cavare. Io, per esempio, ho dovuto imparare l’inglese sul campo come mai sarei riuscito a fare a scuola. Il team diventa una seconda famiglia e, quando poi si torna a casa, ci si gode al doppio parenti e amici.
Innegabile, comunque, che gli infortuni siano parte integrante di questa disciplina. Qual è la sua esperienza con i tutori Fgp?
Si fa il possibile per prevenire e minimizzare le cadute e gli incidenti, ma capitano. Ho iniziato a indossare la ginocchiera funzionale Protect 4 Short dopo la rottura dei legamenti di un ginocchio: avevo in calendario una qualificazione importante e non volevo operarmi proprio in quel momento. Ho cercato un tutore che potesse supportarmi il più possibile e ho trovato una buona risposta in Fgp. Così buona che ho preso un secondo tutore per l’altro ginocchio, come prevenzione.
Da quanto tempo utilizza i tutori Fpg?
Ormai dal 2006. Non li ho più abbandonati. Sono anche molto resistenti all’usura; durano anni pur indossandoli due, tre volte alla settimana, come me.
Rocco Ferrari, medico sportivo delle Zebre, e Moreno Fabbrica, presidente dei Redskins, raccontano il mondo della palla ovale. Spirito di squadra, disciplina e alta preparazione atletica. Ma quando il gioco si fa duro, vengono in aiuto i tutori Fgp. Sul fronte salute: le donne vivono di più ma si ammalano più degli uomini.
LEGGI TUTTO >In moto servono precisione e nervi saldi. Ma gli incidenti capitano:
«La ginocchiera funzionale Protect 4 Short mi ha rimesso in sella.
Ora la uso come protezione».
La moto, l’adrenalina. Ma anche i nervi saldi, la strategia, la precisione dei movimenti. E i grandi legami umani che si creano attorno a questa passione. Daniele Tessari: di professione motociclista speedway nell’Olimpia di Terenzano (Udine), è vice campione italiano; 39 anni d’età, di cui 25 trascorsi in sella alle due ruote. Non solo uno sport, ma una vita intera.
In pista già a 16 anni: come è stato l’avvicinamento al motociclismo?
Le corse, in realtà, le avevo “in casa”, perché mio padre è un ex navigatore di rally. È stato lui a trasmettermi fin dall’infanzia la passione per i motori e la velocità. Ma, come spesso accade in famiglia, i figli partono dall’esperienza dei genitori per poi esplorare vie nuove. A me le quattro ruote non piacevano. Con due, ho trovato il mio compromesso.
Iniziando presto con gare importanti...
Ero stato campione italiano Under 21 nel 2002. Fui notato da qualche responsabile della Nazionale, e mi venne proposto di provare a cimentarmi in gare di maggiore livello. Continuando ad allenarmi, ho quindi iniziato con competizioni europee e mondiali. Trascorsi due anni in Inghilterra, tra il 2007 e il 2008, e uno in Nuova Zelanda.
E oggi?
Nel 2022 sono arrivato secondo al Campionato italiano; ma quest’anno invece sono un po’ indietro con il punteggio, perché reduce da un infortunio al gomito. Mi sto riprendendo un po’ alla volta con la fisioterapia. Nel frattempo, do una mano ai piloti più giovani.
Il motociclismo può essere considerato una disciplina di nicchia: cosa le ha regalato e cosa, invece, l’ha costretta a sacrificare?
È uno sport che dà molta adrenalina: sicuramente questo è un suo tratto caratterizzante; forse quello che, agli occhi degli altri, traspare di più. Però impone anche freddezza e precisione: correndo su moto particolari, senza freni, occorre essere sempre ben presenti mentalmente. Pur essendo considerato uno sport più rischioso rispetto ad altri, mi sento di dire che, praticato fin da giovanissimi, è un grosso deterrente a imboccare strade sbagliate.
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Si viaggia molto e si lascia presto il nido familiare, quindi si è costretti a crescere velocemente. Bisogna essere responsabili e sapersela cavare. Io, per esempio, ho dovuto imparare l’inglese sul campo come mai sarei riuscito a fare a scuola. Il team diventa una seconda famiglia e, quando poi si torna a casa, ci si gode al doppio parenti e amici.
Innegabile, comunque, che gli infortuni siano parte integrante di questa disciplina. Qual è la sua esperienza con i tutori Fgp?
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