Trent’anni di carriera sportiva fino in Serie C, poi lo stop per la tendinopatia rotulea. Le cure, una parentesi nel beach volley, e il ritorno trionfale. Con un alleato: Genumedi E+motion® di Medi, commercializzato da Fgp.
Con l’autoironia di chi conosce la propria forza, hanno battezzato la loro squadra Usato Garantito. È la formazione torinese di pallavoliste – qualcuno le definirebbe «vecchie glorie» – che, pur avendo superato gli «anta», non hanno intenzione di appendere le ginocchiere al chiodo. Tutt’altro: quest’estate, in Finlandia, si sono confermate campionesse del volley femminile agli European Masters Games (la manifestazione multisportiva per atleti over 30) che avevano già vinto nel 2019. Nella rosa della Usato Garantito c’è Debora Variglia, 52 anni, di cui quasi 40 passati dentro le righe del campo nel ruolo di libero - con Alpignano, Moncalieri… - per quello che definisce «il mio amore incondizionato»: la pallavolo.
Colpisce quando Lei afferma che questo sport le ha addirittura - parole sue - “salvato la vita”.
Ne sono convinta. Quando cominciai - avevo 13 anni - ero una ragazzina molto timida e chiusa. La pallavolo mi ha insegnato a stare in gruppo, a collaborare con gli altri per il raggiungimento di un obiettivo comune. Mi ha formato il carattere negli anni cruciali dell’adolescenza, facendomi capire che è bello il sacrificio fatto a favore della squadra. Mi ha dato sicurezza in me stessa. Sicuramente, senza la pallavolo, oggi sarei una persona molto diversa.
Come iniziò?
Guardavo in tv il cartone “Mimì e la nazionale di pallavolo”, l’antesignano di “Mila e Shiro” (ride), e ne ero molto affascinata. Sapevo che, nella palestra della mia scuola media, si allenava una squadra femminile che militava in Eccellenza. Andavo a spiare e poi uscivo da sola a palleggiare contro il muro esterno. Un giorno l’allenatore mi chiamò e mi chiese se volevo provare. Da allora non ho più smesso, arrivando fino in Serie C. Per la pallavolo, ho rinunciato a molti svaghi giovanili: alla vigilia di una partita andavo a letto presto, mentre i miei amici si scatenavano in disco. Ma non mi è mai pesato; il ritorno che ne avevo era ben maggiore.
Questo sport le ha indubbiamente regalato molto, come racconta; però i molti anni passati sul campo si sono fatti sentire a livello delle ginocchia…
Sì, la tendinopatia rotulea mi ha un po’ tagliato le gambe. Ho dovuto trascorrere un anno a curarmi in modo profondo. Nel frattempo – avevo ormai superato la quarantina – ho messo i piedi nella sabbia. Grazie al beach volley ho potuto continuare a giocare, sostenendomi con il tutore al ginocchio, mentre rinforzavo i muscoli e facevo infiltrazioni. Quella del beach è stata una bella esperienza, durata qualche anno; ma il richiamo del mio primo amore, la pallavolo in palestra, era troppo forte. Appena ho potuto, sono ritornata. Dal 2017 faccio parte della Usato Garantito, con cui continuano le grandi emozioni.
Nonostante ora il disturbo al ginocchio sia abbastanza rientrato, Lei continua a usare il tutore Genumedi E+motion® di Medi, commercializzata da Fgp?
Soprattutto nei periodi di affaticamento.
Mi è stato e mi è tuttora utilissimo, perché mi fa sentire stabile e sicura. Avevo già provato diverse marche, ma nessuna è riuscita a garantirmi, al contempo, un fermo contenimento del ginocchio e la massima fluidità dei movimenti come questo tutore. Su tutti i fronti, è stato il migliore che abbia usato.
Rocco Ferrari, medico sportivo delle Zebre, e Moreno Fabbrica, presidente dei Redskins, raccontano il mondo della palla ovale. Spirito di squadra, disciplina e alta preparazione atletica. Ma quando il gioco si fa duro, vengono in aiuto i tutori Fgp. Sul fronte salute: le donne vivono di più ma si ammalano più degli uomini.
LEGGI TUTTO >Trent’anni di carriera sportiva fino in Serie C, poi lo stop per la tendinopatia rotulea. Le cure, una parentesi nel beach volley, e il ritorno trionfale. Con un alleato: Genumedi E+motion® di Medi, commercializzato da Fgp.
Con l’autoironia di chi conosce la propria forza, hanno battezzato la loro squadra Usato Garantito. È la formazione torinese di pallavoliste – qualcuno le definirebbe «vecchie glorie» – che, pur avendo superato gli «anta», non hanno intenzione di appendere le ginocchiere al chiodo. Tutt’altro: quest’estate, in Finlandia, si sono confermate campionesse del volley femminile agli European Masters Games (la manifestazione multisportiva per atleti over 30) che avevano già vinto nel 2019. Nella rosa della Usato Garantito c’è Debora Variglia, 52 anni, di cui quasi 40 passati dentro le righe del campo nel ruolo di libero - con Alpignano, Moncalieri… - per quello che definisce «il mio amore incondizionato»: la pallavolo.
Colpisce quando Lei afferma che questo sport le ha addirittura - parole sue - “salvato la vita”.
Ne sono convinta. Quando cominciai - avevo 13 anni - ero una ragazzina molto timida e chiusa. La pallavolo mi ha insegnato a stare in gruppo, a collaborare con gli altri per il raggiungimento di un obiettivo comune. Mi ha formato il carattere negli anni cruciali dell’adolescenza, facendomi capire che è bello il sacrificio fatto a favore della squadra. Mi ha dato sicurezza in me stessa. Sicuramente, senza la pallavolo, oggi sarei una persona molto diversa.
Come iniziò?
Guardavo in tv il cartone “Mimì e la nazionale di pallavolo”, l’antesignano di “Mila e Shiro” (ride), e ne ero molto affascinata. Sapevo che, nella palestra della mia scuola media, si allenava una squadra femminile che militava in Eccellenza. Andavo a spiare e poi uscivo da sola a palleggiare contro il muro esterno. Un giorno l’allenatore mi chiamò e mi chiese se volevo provare. Da allora non ho più smesso, arrivando fino in Serie C. Per la pallavolo, ho rinunciato a molti svaghi giovanili: alla vigilia di una partita andavo a letto presto, mentre i miei amici si scatenavano in disco. Ma non mi è mai pesato; il ritorno che ne avevo era ben maggiore.
Questo sport le ha indubbiamente regalato molto, come racconta; però i molti anni passati sul campo si sono fatti sentire a livello delle ginocchia…
Sì, la tendinopatia rotulea mi ha un po’ tagliato le gambe. Ho dovuto trascorrere un anno a curarmi in modo profondo. Nel frattempo – avevo ormai superato la quarantina – ho messo i piedi nella sabbia. Grazie al beach volley ho potuto continuare a giocare, sostenendomi con il tutore al ginocchio, mentre rinforzavo i muscoli e facevo infiltrazioni. Quella del beach è stata una bella esperienza, durata qualche anno; ma il richiamo del mio primo amore, la pallavolo in palestra, era troppo forte. Appena ho potuto, sono ritornata. Dal 2017 faccio parte della Usato Garantito, con cui continuano le grandi emozioni.
Nonostante ora il disturbo al ginocchio sia abbastanza rientrato, Lei continua a usare il tutore Genumedi E+motion® di Medi, commercializzata da Fgp?
Soprattutto nei periodi di affaticamento.
Mi è stato e mi è tuttora utilissimo, perché mi fa sentire stabile e sicura. Avevo già provato diverse marche, ma nessuna è riuscita a garantirmi, al contempo, un fermo contenimento del ginocchio e la massima fluidità dei movimenti come questo tutore. Su tutti i fronti, è stato il migliore che abbia usato.
Rocco Ferrari, medico sportivo delle Zebre, e Moreno Fabbrica, presidente dei Redskins, raccontano il mondo della palla ovale. Spirito di squadra, disciplina e alta preparazione atletica. Ma quando il gioco si fa duro, vengono in aiuto i tutori Fgp. Sul fronte salute: le donne vivono di più ma si ammalano più degli uomini.
LEGGI TUTTO >Trent’anni di carriera sportiva fino in Serie C, poi lo stop per la tendinopatia rotulea. Le cure, una parentesi nel beach volley, e il ritorno trionfale. Con un alleato: Genumedi E+motion® di Medi, commercializzato da Fgp.
Con l’autoironia di chi conosce la propria forza, hanno battezzato la loro squadra Usato Garantito. È la formazione torinese di pallavoliste – qualcuno le definirebbe «vecchie glorie» – che, pur avendo superato gli «anta», non hanno intenzione di appendere le ginocchiere al chiodo. Tutt’altro: quest’estate, in Finlandia, si sono confermate campionesse del volley femminile agli European Masters Games (la manifestazione multisportiva per atleti over 30) che avevano già vinto nel 2019. Nella rosa della Usato Garantito c’è Debora Variglia, 52 anni, di cui quasi 40 passati dentro le righe del campo nel ruolo di libero - con Alpignano, Moncalieri… - per quello che definisce «il mio amore incondizionato»: la pallavolo.
Colpisce quando Lei afferma che questo sport le ha addirittura - parole sue - “salvato la vita”.
Ne sono convinta. Quando cominciai - avevo 13 anni - ero una ragazzina molto timida e chiusa. La pallavolo mi ha insegnato a stare in gruppo, a collaborare con gli altri per il raggiungimento di un obiettivo comune. Mi ha formato il carattere negli anni cruciali dell’adolescenza, facendomi capire che è bello il sacrificio fatto a favore della squadra. Mi ha dato sicurezza in me stessa. Sicuramente, senza la pallavolo, oggi sarei una persona molto diversa.
Come iniziò?
Guardavo in tv il cartone “Mimì e la nazionale di pallavolo”, l’antesignano di “Mila e Shiro” (ride), e ne ero molto affascinata. Sapevo che, nella palestra della mia scuola media, si allenava una squadra femminile che militava in Eccellenza. Andavo a spiare e poi uscivo da sola a palleggiare contro il muro esterno. Un giorno l’allenatore mi chiamò e mi chiese se volevo provare. Da allora non ho più smesso, arrivando fino in Serie C. Per la pallavolo, ho rinunciato a molti svaghi giovanili: alla vigilia di una partita andavo a letto presto, mentre i miei amici si scatenavano in disco. Ma non mi è mai pesato; il ritorno che ne avevo era ben maggiore.
Questo sport le ha indubbiamente regalato molto, come racconta; però i molti anni passati sul campo si sono fatti sentire a livello delle ginocchia…
Sì, la tendinopatia rotulea mi ha un po’ tagliato le gambe. Ho dovuto trascorrere un anno a curarmi in modo profondo. Nel frattempo – avevo ormai superato la quarantina – ho messo i piedi nella sabbia. Grazie al beach volley ho potuto continuare a giocare, sostenendomi con il tutore al ginocchio, mentre rinforzavo i muscoli e facevo infiltrazioni. Quella del beach è stata una bella esperienza, durata qualche anno; ma il richiamo del mio primo amore, la pallavolo in palestra, era troppo forte. Appena ho potuto, sono ritornata. Dal 2017 faccio parte della Usato Garantito, con cui continuano le grandi emozioni.
Nonostante ora il disturbo al ginocchio sia abbastanza rientrato, Lei continua a usare il tutore Genumedi E+motion® di Medi, commercializzata da Fgp?
Soprattutto nei periodi di affaticamento.
Mi è stato e mi è tuttora utilissimo, perché mi fa sentire stabile e sicura. Avevo già provato diverse marche, ma nessuna è riuscita a garantirmi, al contempo, un fermo contenimento del ginocchio e la massima fluidità dei movimenti come questo tutore. Su tutti i fronti, è stato il migliore che abbia usato.
Rocco Ferrari, medico sportivo delle Zebre, e Moreno Fabbrica, presidente dei Redskins, raccontano il mondo della palla ovale. Spirito di squadra, disciplina e alta preparazione atletica. Ma quando il gioco si fa duro, vengono in aiuto i tutori Fgp. Sul fronte salute: le donne vivono di più ma si ammalano più degli uomini.
LEGGI TUTTO >FGP S.R.L.
Via A. Volta 3, 37062 Dossobuono (VR) - Italia
Tel. +39 045 8600867 - Fax +39 045 8600835
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Customer care FGP: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
C.F. e P.IVA: 03021630235
FGP S.R.L.
Via A. Volta 3, 37062 Dossobuono (VR) - Italia
Tel. +39 045 8600867 - Fax +39 045 8600835
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Customer care FGP: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
C.F. e P.IVA: 03021630235